Elezioni politiche anticipate. La caduta del Governo Draghi, in seguito all’abbandono della maggioranza da parte di alcuni partiti che ne avevano fino ad allora sostenuto l’esperienza, ha portato all’interruzione di una fase politica di larga intesa che aveva permesso di affrontare la pandemia, di raggiungere alcuni positivi segnali di ripresa economica, assieme al consolidamento della credibilità del nostro Paese nell’ambito europeo e alla ferma condanna dell’aggressione russa all’Ucraina. Stigmatizziamo la mancanza di assunzione di responsabilità di fronte ai cittadini da parte delle forze politiche che hanno ritirato improvvidamente il proprio sostegno al Governo e che andrebbero valutate con coerenza. La conseguenza infatti è grave: di fatto gli italiani sono chiamati alle urne anticipatamente – in autunno, per la prima volta dal 1919! - in una delle fasi più delicate della storia repubblicana, la quale richiederebbe ancora ampie e responsabili convergenze programmatiche, orientate al bene del Paese e non una continua litigiosità e delegittimazione reciproca.
Il voto: una responsabilità per il futuro. L’attuale legge elettorale promuove l’aggregazione tra i partiti, ma purtroppo non permette la possibilità di scegliere gli eletti attraverso l’espressione della preferenza. Con questo sistema elettorale, che si sarebbe dovuto modificare, si prefigura una democrazia mortificata. Fatte queste premesse, è comunque necessaria e doverosa la partecipazione degli italiani alle elezioni. Andare a votare, oltre ad essere un modo per condividere le sorti del Paese, è un dovere civico. Il voto è un segnale forte contro l’indifferenza e la rassegnazione. Votare significa democrazia e libertà. Le ACLI invitano tutte le cittadine e tutti i cittadini ad assumere la responsabilità di andare a votare. In particolare rivolgono l’invito ai giovani, che per la prima volta possono votare anche per il Senato. In gioco, soprattutto, c’è il loro futuro.
Il rapporto con la società civile, invocato spesso dai partiti (rispetto ai quali da tempo chiediamo una vera riforma), è fondamentale per stimolare un rinnovamento culturale e generazionale e per garantire un radicamento con le istanze concrete di cittadini, famiglie e imprese. Purtroppo, nelle liste depositate, osserviamo troppe poche candidature di rilievo, in posizioni eleggibili, provenienti dal volontariato, dall’associazionismo, dal terzo settore, dall’impegno per la pace, dall’iniziativa sociale e culturale dell’area cattolica da sempre presente a livello di base. Peraltro, si è ripresentata la pessima abitudine di piegare, da parte di alcuni leader, richiami e simboli religiosi per finalità strettamente elettorali. Se, come pare, il mondo cattolico sembra incapace di incidere sulla sfera politica, non è così nella realtà dell’impegno quotidiano e spesso nascosto di molti credenti, singolarmente o in forma associata. È venuta meno la riconoscibilità della soggettività di una comunità cristiana viva nel sociale: ciò chiama in causa certamente la comunità cristiana stessa e la sua capacità di formazione all’impegno sociale e politico dei credenti, ma anche i partiti e le regole della partecipazione, perché siano attenti a rappresentare tutte le componenti della società.
Valutare per scegliere. Se quella esposta è la situazione su cui converrà tornare a riflettere con urgenza dopo le elezioni, restano interrogativi immediati su questo appuntamento elettorale, a partire dalla situazione ormai fotografata per liste, alleanze, candidature. Le ACLI si impegnano da sempre a sviluppare percorsi di discernimento, di dialogo e confronto di cui avvertiamo la necessità, innescandoli quando occorre, alimentandoli con idee e criteri di giudizio. Non si intende dunque fornire qui un’indicazione diretta sul voto, ma suggerire alcuni criteri e priorità nella scelta fra le opzioni possibili. Nei programmi dei partiti, che invitiamo ad approfondire per un voto consapevole, si suggerisce di considerare:
In particolare, come ACLI, evidenziamo tre grandi scenari, tra loro strettamente intrecciati, della giustizia sociale, della salvaguardia della biosfera e della pace, che rivestono una priorità assoluta sul piano globale, continentale e nazionale, trascurati in molti programmi elettorali.
Tale orizzonte decisivo, che lega insieme pace, giustizia sociale e salvaguardia dell’ambiente, richiama tre ulteriori questioni prioritarie.
I giovani e la famiglia. Urge un complesso organico di politiche mirate a mettere in condizione i giovani di farsi una famiglia. Misure che attengono alla formazione, al lavoro, alla casa, al sostegno alla maternità, agli asili nido, alla difficile conciliazione tra famiglia e lavoro che scontano soprattutto le donne. Notoriamente la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, con cospicui riflessi negativi sulla crescita, è una delle non invidiabili peculiarità italiane. Il negativo trend demografico è il dato più drammatico per il quale urgono implementazioni di politiche familiari a tutti i livelli.
L’immigrazione. È una questione epocale, non emergenziale, che dunque esige visione di lungo periodo e cooperazione internazionale. Da gestire con realismo e senso di responsabilità, ma senza infondati allarmismi. Mirando ad un’immigrazione regolare grazie a flussi programmati e alla salvaguardia del diritto d’asilo, così come prescrive la Costituzione, collaborando con le ONG impegnate nei salvataggi delle vite umane in mare. Va stigmatizzata l’azione di chi cavalca il problema in chiave elettoralistica facendo leva su paura e pregiudizi. Sono per converso da apprezzare quanti si impegnano in politiche di integrazione articolate sul territorio. Gli economisti sono concordi nel sostenere che, specie a causa del trend demografico, una immigrazione ben gestita rappresenta l’indispensabile risorsa per la nostra economia e per il nostro Welfare. A cominciare dal sistema previdenziale e dalla sua sostenibilità nel lungo periodo.
L’investimento su volontariato e terzo settore. Mai come oggi si richiede di preservare il carattere universalistico del nostro Welfare. Il che prescrive un assetto dei grandi servizi volti a soddisfare fondamentali bisogni-diritti – ad esempio la sanità, l’istruzione, l’assistenza – imperniato su un ben inteso primato del pubblico. Un primato che tuttavia non si deve tradurre in un monopolio statale nella gestione dei servizi. I complementari principi di solidarietà e sussidiarietà prescrivono una fattiva collaborazione tra pubblico e privato-sociale che va sostenuto. Solo così è possibile scongiurare la burocratizzazione della rete dei servizi e dare corpo a un welfare comunitario integrato da pratiche mutualistiche di reciproco aiuto.
Oltre il momento elettorale, ricostruire a partire dall’ambito formativo.
Occorre dirsi che oltre l’importanza del momento elettorale sarà necessario rimettere in circolo prospettive e progetti a partire dalla società civile, dai gruppi e dalle realtà culturali, per creare maggiore consapevolezza nell’opinione pubblica, anche della Chiesa, e per promuovere partecipazione sociale e politica. Perché i bisogni non hanno solo una valenza materiale, ma richiedono un sostegno culturale, antropologico e spirituale che attende il contributo del pluralismo sociale che oggi in molti avvertono, mondo cattolico compreso, come un po’ appannato. Per costruire una società meno ingiusta e più attenta ai bisogni di tutti non si può solo rivolgere generici appelli alla politica, occorre ricostruire solidi percorsi di formazione e favorire occasioni e luoghi di confronto che valorizzino e rendano attuali tradizioni culturali e sociali che hanno fatto grande il nostro Paese. La profonda radice cristiana dell’Italia potrebbe offrire grandi stimoli su questo versante, che devono però trasformarsi in rinnovate occasioni di riflessione, approfondimento e dibattito pubblico, a partire dalla comunità ecclesiale e dai suoi percorsi di formazione per giovani e adulti. Esistono già meritorie e consolidate proposte (si pensi alle Settimane Sociali o a numerosi convegni di studio), ecclesiali e non solo, che devono però uscire dal circuito degli “addetti ai lavori” e provare a intercettare una dimensione più ampia e popolare. Le ACLI confermano in tal senso il proprio impegno formativo per la crescita di cittadini attivi e consapevoli, a favore della partecipazione e del rinnovamento della democrazia italiana.
A partire da questa decisiva occasione democratica. Andando a votare il 25 settembre.
Per tutte e tutti, un dovere morale, oltre che un diritto.