#EDITORIAL
Cosa succede in città
di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)
Distinguere la criminalità dalla criminalità organizzata (in ricordo di Frank, sua moglie e le sue pizze). L’avevamo intervistato in uno dei primi numeri di Battaglie sociali, per farci raccontare il popolo della notte, la Mandolossa, i giovani che tornano dalle discoteche o dai vari locali notturni, le difficolta` di tenere aperto un locale in Italia. Tutto qua. Non sappiamo cosa abbia determinato questa feroce esecuzione e ci auguriamo che le forze dell’ordine scoprano tutto quanto (al momento in cui scriviamo gli esecutori sono stati catturati). Non sappiamo se Frank sia morto per avere denunciato un’illegalità imperante o per altri motivi. Ma ci rimane un’ombra, perché scene così si è abituati a pensarle in qualche altro luogo della penisola o del mondo. Ci rimane l’inquietudine di una Brescia che non è solo quella che vediamo quotidianamente, pur nelle sue fatiche e nelle sue povertà, ma che sia qualcos’altro di antropologicamente diverso, che avanzi quella cultura della criminalità organizzata descritta dalla magistratura. Ci rimane l’inquietudine di un sistema che diventa norma, criterio di vita economica e sociale. Occorrerà coraggio, più trasparenza e più capacità di fare squadra, di sostenere quella cultura della legalità che sarà anche noiosa e faticosa, ma è l’unica a garantire una certa tenuta sociale, la vita delle persone non ridotta a soldi e obbedienza, la partecipazione dei quartieri e non il controllo del territorio.
Distinguere i profughi dai poveri. I barconi, i profughi, le morti e le sconfitte di una politica che fa credere a molti italiani di essere gli unici abitanti nell’universo di una storia del mondo che, invece, quando si mette in moto se ne frega dei confini e penetra nelle storie di uomini?e donne, li travolge e li mette gli uni contro gli altri. E pensare che la politica sarebbe l’arte di evitare la guerra, la morte e la miseria. Sarà per questo che mons. Galantino ha detto che alcuni politici sono piazzisti?da quattro soldi, capaci solo di sollecitare la naturale gravitazione verso l’istinto, anche quello più malevolo. Certo che lo sappiamo tutti che l’arrivo di migliaia di stranieri mette in difficoltà un Paese già provato dalla crisi, dalla disoccupazione e, soprattutto, infragilito da uno spirito morale ripiegato su se stesso. Certo che lo sappiamo che l’accoglienza? è difficile e costosa. Ma la storia ci insegna che le tragedie non arrivano tranquille e beate col passaporto in mano e le buone maniere. Quando arrivano bisogna solo decidere se voltare la testa dall’altra parte o provare ad uscirne con coraggio e intelligenza pratica. Ora si distingue tra i profughi (di dittature e guerre) e migranti poveri, che fuggono dalla fame. Sui primi nessuno ha il coraggio di dire niente, sui secondi si dichiara che non hanno alcun diritto e titolo per rimanere in Europa. Vero. Allora a questi poveracci senza diritti, cosa rimane? Ingrossare le file delle organizzazioni illegali e mafiose a cui rischiano di consegnarsi per un pezzo di pane? Lasciarsi morire nel proprio Paese per ottemperare all’assenza di una corretta procedura burocratica? Non c’entra la solidarietà. C’entra la capacità di dare qualche risposta a una emergenza che è emergenza da vent’anni. Ognuno può fare la propria parte.
In primis la politica (soprattutto estera e militare). Qui la cultura della legalità non basta. Si va oltre. Acque pericolose.
Distinguere minacciosamente le identità. Ad alcuni del PD Renzi non piace. Sono democratici non renziani. Direi che è una condizione quasi doverosa in un partito che si dichiara democratico: senza i non renziani, non ci sarebbe dibattito interno e il partito si accartoccerebbe su se stesso. C’è anche chi – legittimamente – lascia il partito (appena letta una lettera così) perché non si ritrova più. Qualcuno invece minaccia continuamente di lasciare il partito per fare un altro partito come soggetto di? un distinguo che aggiungerà qualche zerovirgola alla frammentazione che rende fragile la democrazia italiana. Ma se prendiamo l’esperienza del Partito democratico americano o del Partito laburista britannico, realizziamo che identità e filosofie diverse possono anche coesistere in un grande dibattito, in contenitori che, come agorà, garantiscono alle identità di non insterilirsi e di essere propositive, non stanche ripetizioni di posizionamenti. Si può convivere con anime differenti anche?senza delegittimarsi troppo e sapendo fare una sintesi finale più o meno virtuosa. Lotta continua, non minaccia continua. Nei Democrats convivono i progressive con i libertarian, i social christians con le minoranze etniche organizzate. Nel Labour si va dai moderates ai trotskists... Non sarebbe interessante pensare un Renzi che, sui temi più moderni, si confronta anche coi trotskisti?
Ri-partenze
di Stefania Romano
Dopo l'estate riparte tutto. ?Con questo numero ripartiamo anche noi:? ci muoviamo verso il futuro, senza dimenticare le consapevolezze della storia.? Le Acli bresciane festeggiano il settantesimo compleanno e, come in ogni traguardo che si rispetti, spegnere le candeline diventa l'occasione per guardarsi allo specchio: settant'anni portati bene, qualche inevitabile ruga, ovviamente ruga di espressione, con ancora tanti progetti nel cassetto, perché la voglia e la responsabilità di pensare e fare sono in crescita. Basti pensare al percorso formativo per dirigenti?o ai progetti del circolo di Cristo Re. ?Tra crisi e prospettive di crescita, guardiamo con la lente di ingrandimento Brescia, Roma e l'Europa, in particolare la Grecia, una delle metafore di cos'è e cosa non può essere l'Unione europea proprio ora.? L'altra metafora è l'immigrazione di massa, o meglio, l'esodo biblico dei nostri giorni, del quale si parla troppo in termini populisti e troppo poco?nei termini di corresponsabilità umana. ?Non di esodo, ma di fuga si deve parlare a proposito dei brillanti cervelli che lasciano l'Italia e a volte, ?solo a volte, ritornano.? Il 2015 ci riporta al 1915, l'anno dell'entrata dell'Italia nella Prima guerra mondiale: doveroso un excursus storico, per concludere che “La guerra stravolge tutto, anche il legame tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!" (Papa Francesco, omelia durante la messa del 13 settembre al Sacrario di Redipuglia). ?L'esperienza di Laudato Tour ha lanciato la riflessione sull'Enciclica Laudato sì. Sulla cura della casa comune, riflessione che deve continuare, viste l'attualità e l'urgenza di alcuni temi. Il Papa non si concentra sulla Chiesa, ma sull’umanità. La sua preoccupazione è capire in quale misura il cristianesimo, le altre chiese e cammini spirituali, possono e devono contribuire a salvare la vita sulla Terra e garantire un futuro per la nostra civiltà. Buona lettura e buona ripartenza, con la timida speranza che “...da qui passeranno tutti o non passerà nessuno | con le scarpe nelle mani, in fila ad uno ad uno. | Da qui passeranno tutti fino a quando c'è qualcuno perché l'ultimo che passa vale come il primo” ( da Life Is Sweet, Fabi, Silvestri, Gazze`).
In questo numero di Battaglie Sociali:
Filo Rosso
70 anni di Acli (di Roberto Rossini, Angelo Onger, Andrea Curnis)
Bel paese
Cronistoria di un declino (di Maurilio Lovatti)
Grecia rimandata? (di Claudio Gandolfo)
Chiave a stella
Fermare i cervelli in fuga (di Pierluigi Labolani)
Filo soffiato
Disuguaglianze (di Erri Diva)
Cooltura
La prima guerra mondiale (di Salvatore Del Vecchio)
On tè road
Il folle volo (di Daniela Del Ciello)
Sofar Sound (di Marco Stizioli)
Annales
Beppe Anni (di Salvatore Del Vecchio)
e molto altro...