#EDITORIALE
#EDITORIAL
Abitare le comunità.
Spiritualità e lavoro nella transizione socio-ambientale
di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)
Il processo di integrazione europea non si arresta, grazie alla tenuta dei partiti europeisti alle elezioni europee. Le formazioni sovraniste sono in crescita e ne va colto il senso profondo, ma il progetto europeo rimane saldo. Preoccupante è, ancora, il dato dell’astensionismo. La vera novità è l'exploit dei Liberali e soprattutto dei Verdi, che hanno attratto il voto dei più giovani con una forte e legittima richiesta di attenzione per le questioni ambientali.
In Italia la vittoria della Lega e la crescita di FdI rappresentano un chiaro spostamento dell’elettorato verso destra e un ribaltamento dei rapporti di forza interni al Governo che genera ulteriore instabilità in un momento ancora complicato dal punto di vista economico. Ha vinto chi ha puntato sui temi securitari, quando il vero allarme riguarda il tema del lavoro, la mancanza di sviluppo e di crescita inclusiva. Il sorpasso del Pd sul M5S ripropone una dialettica tri/bipolare con un’opportunità, a sinistra, di aprire un cantiere per opporsi all’area di destra. La condizione socio-economica del Paese richiede ai nostri governanti scelte responsabili e lungimiranti, tralasciando polemiche su temi che distraggono dai veri nodi critici per la costruzione del bene comune. L’Italia ha bisogno di credibilità per giocare un ruolo da protagonista in Europa. Affidarsi ai simboli religiosi per questo, certo non aiuta...
I Cristiani, invece, hanno il compito di rinnovare un impegno politico, affrontando con competenza la questione (tra le tante) del lavoro che si intreccia con la questione ambientale. La transizione socio- ecologica richiede un cambio di paradigma: promuovere un sistema in cui il lavoro sia dignitoso, giusto ed ecologicamente sostenibile per tutti gli uomini e le donne. Il fatto che il lavoro sia in pericolo e che i lavoratori di tutto il mondo soffrano le conseguenze della crisi socio-ambientale diventa un appello urgente a ripensare il lavoro, la sua organizzazione e la sua governance, ma anche a prendere coscienza della sua materialità e del legame tangibile tra essere umano e natura.
Una sfida che può unire i cattolici nella pluralità delle appartenenze partitiche, perchè intreccia i temi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa e l’urgenza della realtà: rispetto della dignità umana, della giustizia sociale e ambientale, della promozione del bene comune, della qualità del lavoro e della solidarietà sociale ed ecologica. Abbiamo un riferimento programmatico: la Laudato sì di Papa Francesco. Abbiamo anche un metodo, con il quale abbiamo già unito l’Europa: l’Ora et labora di San Benedetto, spiritualità e lavoro, per un vero sviluppo sostenibile. La sfida è solo da raccogliere.
La comunità è un antidepressivo
di Daniela Del Ciello
Nella stessa giornata in moltissimi dei nostri comuni si è votato per due “comunità” diverse tra loro: quella percepita come più vicina (al Sindaco chiediamo che il lampione fuori casa sia funzionante) a quella più lontana, che ha estensioni continentali e della quale non siamo sempre in grado di cogliere gli effetti sulle nostre vite.
Per le amministrative si vota avendo presenti i volti delle persone elencate sulla scheda, per le europee siamo disorientati e ci aggrappiamo a nomi noti e “familiari” pur sapendo (?) che non siederanno mai in Parlamento (si pensi alle numerose preferenze per Salvini).
Parliamo del voto perchè è impossibile non farlo, perchè è cronaca che è anche Storia, perchè è quasi magico pensare a come in base ciò che centinaia o milioni di persone tracciano con carta e penna in pochi giorni, un territorio può cambiare per anni.
Però il voto sta alla comunità come il giorno del matrimonio sta alla famiglia: è un momento miliare, decisivo, ma isolato. La comunità, come la famiglia, si costruisce giorno per giorno.
La si abita (ovvero se ne assumono i costumi) e, in alcuni casi, quelli che abbiamo voluto rappresentare in queste pagine,
la si anima. Ci sono svariati modi per vivere un territorio in un’asse che si muove
dalla passività al protagonismo. Il motivo per cui noi facciamo il tifo e cerchiamo di interpretare il secondo ruolo va oltre ogni retorica: più persone si prendono carico della comunità (a livello politico, sociale, ambientale, culturale...)
minore è il rischio che pochi possano decidere per tutti, magari basandosi solo sui propri interessi. C’è più controllo, più cura.
Essere protagonisti attivi ci allena a
occuparci dell'altro, quando la vita privata ci induce invece ad essere competitivi e individualisti (si pensi al lavoro e alla necessità di
primeggiare e “performare”).
La comunità è un antidepressivo, se “abitata” in modo virtuoso.
Ci culla per la familiarità di luoghi e persone,
ci stimola col suo dinamismo (la “chiusura” è solo un’illusione, comunque la si pensi),
ci fa sentire utili (e questo è appagante, oltre che... utile).
La nostra festa provinciale, che si terrà a ridosso dell’uscita di questo giornale a Concesio (trovate tutti i dettagli nelle prossime pagine), la si abita (ovvero se ne assumono i costumi) e, in alcuni casi, quelli che abbiamo voluto rappresentare in queste pagine, la si anima. Ci sono svariati modi per vivere un territorio in un’asse che si muove è un ottimo appuntamento per approfondire questi temi. Ma se non doveste fare in tempo a prenderne nota, questo numero di Battaglie Sociali potrà aiutare a iniziare una riflessione. A proposito, scriveteci se avete voglia di riflettere insieme.
Questo è l’indirizzo:
segreteria@aclibresciane.it.
Buona lettura.
In questo numero di Battaglie Sociali:
Filo Rosso
Comunità si nasce o si diventa? (di Vera Lomazzi)
Passione comune (di Pierluigi Labolani)
I nostri circoli (a cura della Redazione)
I segni dei tempi
Europa, Europa! (di Veronica Lanzoni)
Fatti non foste...
E i cattolici stanno a guardare (di Angelo Onger)
Librarti
di Angelo Onger e Francesca Bertoglio
Annales
di Salvatore Del Vecchio
Umanizzare la società
di Fabio Scozzesi
Sportello Lavoro
di Fabrizia Reali
Pensionati in piazza
di Luciano Pendoli
Grazie don Mario
a cura della Redazione
e molto altro...