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EDITORIALE
Se l'Europa è un fatto

di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)

Parafrasando Woody Allen, potremmo dire che Marx è morto, Hegel è morto e neanche lo Stato si sente troppo bene. Anzi, è un malato grave. Forse è un bene: ne usciremo col ripensamento di questa importante esperienza. D’altra parte, secondo letteratura, lo Stato ha almeno tre compiti: amministrare la giustizia, battere la moneta e difendere i confini. Cosa succede se due di questi tre non sono più svolti dallo Stato? E` quanto, da molti anni, accade: la moneta è europea, la difesa dei confini è almeno europea.
La sussistenza di uno Stato dipende anche da altro: per esempio da un principio di sovranità popolare. Ma, ad esempio, la sovranità popolare italiana ha conferito all’Unione europea poteri sostanziali. Per questo l’Europa è un fatto quotidiano: paghiamo in euro, compriamo prodotti costruiti secondo normative europee, scriviamo curricula europei, rilasciamo titoli validi nell’Ue... L’Europa rappresenta anche una buona strada per andare oltre lo Stato e dar risposta ai problemi che lo Stato non risolve più: la crisi ci dice che ce la faremo a condizione di capire che gli Stati da soli non ce la potranno fare. Occorre un passo in avanti verso una rete di governi, locali e statali, capaci di coinvolgere seriamente il “terzo settore”: una buona rete europea di governance è lo strumento piu` flessibile per affrontare sia i problemi che richiedono interventi “fini” sia i problemi che richiedono interventi di grande scenario, d’impatto. Ma per arrivarci servono due processi. 
Il primo è istituzionale. Serve una vera e propria Costituzione europea, che definisca alcuni principi comuni a tutti gli Stati. E` un processo delicato, perchè c’è il rischio che alcuni valori ai quali crediamo possano trovare resistenza. Ma è un rischio da correre (certo: con intelligenza politica), se davvero vogliamo un governo e non una burocrazia. Il secondo è culturale. Una cultura non si costruisce per sottrazione, ma per incremento: non si tratta di togliere simboli della cultura italiana (Manzoni...), ma di integrarli con altri simboli, a partire da quelli più popolari, come lo sport, la musica, gli scambi duraturi tra scuole (che aiuterebbero molto anche la scuola italiana...). Sarebbe un bene per tutti. Il volto dell’Europa, secondo Rifkin, è attento alla relazione, alla comunità, alla sostenibilità, alla cooperazione, alla persona. L'Europa non è solo liberal (come gli USA), è anche social: è attenta al bene e al benessere. Ma forse c’è un volto ancora più profondo. E lo descrive Romano Guardini: sul volto dell’Europa, accanto ai tratti della creatività, sono segnati quelli di una millenaria esperienza storica. Rughe di imperi e di crociate, lacrime di gioia e di sangue, occhi di chi ha visto tutto il pensabile, dal bene estremo al male totale. Secondo il grande pensatore italo-tedesco, compito a lei riservato consiste oggi non tanto nell’accrescere la potenza (benchè farà anche questo, non decrescerà), ma nel saper domare questa potenza, nel saperla criticare: non una critica remissiva, negativa o ideologica. Una critica come capacità di saper discernere ciò che nella storia può salvare l’esperienza umana, la vita. Perchè al di là di ogni utopia, di ogni illuminismo, di ogni astrattismo c’è la concretezza dell’uomo che abita il secolo, l’Europa e il mondo, verso il quale sentiamo una responsabilità.

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
2013: anno europeo dei cittadini (di Pierangelo Milesi, Pieranna Buizza, Marco Stizioli)

Il bel paese
Cambia il sindaco (di Franco Gheza)
Siria: sullo scacchiere (di Flavia Bolis)

Chiave a stella
Report sui redditi /2 (di AA. VV.)

Filo soffiato
L'ora delle religioni (di Brunetto Salvarani)

Cooltura 1
Il dono (di Rossella Zanini)

Cooltura 2
Se fosse un film (di Massimo Calestani)

AnnaLes
Maria Teresa Bonafini (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

 

 

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