#EDITORIAL
Animare la città. Europa, Chiesa e lavoro
di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)
Animare la città. Questa la mission che ci assegniamo nell’aprire il nuovo anno sociale. Significa, in ultima istanza e giocando con le parole, a(ni)mare la città. Cioè servirla e continuamente rigenerarla nei suoi legami sociali. Rinnoviamo questo impegno partendo dalle periferie della convivenza e del lavoro, per cercare di ricucire le due grandi fratture che bloccano il nostro Paese, quella generazionale e quella territoriale. La quotidianità della nostra presenza sociale attraverso la rete di circoli, servizi e imprese sociali ci richiama alla concretezza della realtà.
L’Italia vive una frattura che non riguarda più la sola questione meridionale, con un Nord che sta reagendo alla crisi e un Sud i cui dati economici e sociali non sono incoraggianti. In aggiunta a questa frattura, emerge una dualizzazione dei percorsi di vita degli italiani: da un lato la generazione adulta e degli anziani, che ha goduto dei benefici di un'Italia che, a partire dagli anni '70, ha avuto un lavoro di serie A, un welfare di serie A e una pensione di serie A; dall'altra la generazione dei precari, dei fuori-sistema, di coloro che oggi hanno un lavoro di serie B, un welfare di serie B e in futuro avranno una pensione di serie B.
Attraverso il lavoro e l’azione sociale, le Acli operano per dare un’anima ai legami che rafforzano coesione e solidarietà. I contesti di appartenenza che ci vedranno impegnati in questo anno sociale saranno tre: l’Europa, la Chiesa (convocata da Papa Francesco al Sinodo sui giovani) e il mondo del lavoro. Dentro questi contesti sentiamo urgente il compito di dialogare con la politica e contribuire con le nostre proposte ad un progetto per l’Italia.
Nei prossimi mesi ci impegneremo diffusamente in una campagna comunicativa e formativa per riaffermare il valore dell’Europa e, al contempo, stimolando la politica perché l’UE corrisponda al progetto politico di una comunità aperta, unita e solidale, opportunità di sviluppo e possibilità di pace.
Il 14 ottobre vivremo con partecipazione la santificazione di Paolo VI, impegnandoci ad approfondire lo straordinario contributo magisteriale che il Papa bresciano ha sviluppato in riferimento al lavoro e alle questioni sociali e politiche. Il vescovo Pierantonio nella sua lettera pastorale “Il bello del vivere” ci ha presentato la santità come orizzonte esistenziale. Noi proveremo a declinare questa prospettiva riscoprendo il bello del lavoro, che rimane la dimensione più autentica e il contesto più concreto per vivere il nostro essere cristiani e cittadini. Il lavoro come condizione per essere pienamente umani, come via di santità.
Continueremo il nostro compito di stimolare le istituzioni e la politica sul tema del lavoro. Osserviamo il nostro contesto bresciano, caratterizzato da un forte tessuto imprenditoriale, da un protagonismo della società civile, da un welfare efficiente e soprattutto da una bassa disoccupazione generale e da una bassa disoccupazione giovanile.
Abbiamo un alto tasso di immigrazione, perché siamo un contesto generalmente più ricco che altrove. Da questo contesto relativamente privilegiato abbiamo la possibilità e il dovere di contribuire a reagire al declino generale, cercando soluzioni pratiche e innovative, capaci di trasformare i problemi in opportunità. Per non cadere nel dramma del conflitto sociale e politico. Dentro le dinamiche conflittuali anche aspre che caratterizzano i rapporti tra vecchia rappresentanza e nuova rappresentanza, per noi c’è lo spazio politico per una mediazione “civile”. La politica è chiamata alla responsabilità del dialogo, che rimane per le Acli l’eredità più attuale e urgente del pensiero montiniano. Un nuovo grande compito.
Di periferie e confini
di Daniela Del Ciello
Perché abbiamo dedicato questo numero alle periferie e ai confini?
A ispirarci è stato il tema dell’annuale Incontro di Studi nazionale, conclusosi da qualche giorno.
Il titolo era “Animare la città. Le Acli nelle periferie del lavoro e dalla convivenza”; e la nostra attenzione è finita nel sottotitolo.
Perché parlare di periferie significa parlare di contraddizioni e di lacerazioni, di squilibri, di dentro e fuori, di aperture e chiusure. Lo abbiamo letto nelle parole del Presidente provinciale Milesi (a pagina 3), lo leggeremo diffusamente nella relazione che il Presidente nazionale Rossini ha pronunciato proprio a Trieste, in occasione dell’Incontro di Studi (a pagina 18).
Ma poi leggeremo molto altro, quello che noi, nella libertà nel nostro essere redazione, abbiamo letto in questa parola fertile e problematica che è “periferia”. Ci siamo chiesti quale sia la periferia in politica e in democrazia (una periferia diffusa e indistinta prenderà le decisioni dal web invece che demandarle a un lontano “centro di potere” ormai privo di credibilità?); abbiamo ripassato le periferie del mondo, soprattutto quelle africane, perché ogni tanto ci dimentichiamo cosa significhi essere periferia per davvero, tutti presi come siamo di lamentarci del nostro relativo benessere (chi si lamenta spesso non è chi avrebbe vere e indiscusse ragioni per farlo).
Poi siamo tornati nella nostra città per parlare di periferia (quella hard, quella fatta di case e di strade, quella che non può vantare palazzi storici e musei) con l’assessore Tiboni, che in Giunta si occupa di Urbanistica. Sempre a proposito di hard, di fumi e acciai, abbiamo fatto un volo nella nostra provincia per capire come va il lavoro e abbiamo trovato contraddizioni anche lì: eccellenze da un lato e molti fronti di miglioramento dall’altro. Un terreno pieno di sfide ambiziose che ci auguriamo i nostri imprenditori e i nostri lavoratori sappiano e vogliano cogliere.
Sfogliando il giornale sarà poi possibile imbattersi anche in altri temi, ma vi lascerò il piacere della scoperta.
Buona lettura, a presto.
"È molto più carina da vicino. È bella addirittura.
Ha occhi nocciola chiaro, malinconici, che forse hanno visto troppa periferia e raccontano di cose desiderate e mai avute"
(Giorgio Faletti, Appunti di un venditore di donne)
In questo numero di Battaglie Sociali:
Filo Rosso
Periferie tra apertura e chiusure (di Daniela Del Ciello)
Eritrea, Sudan e Nigeria (di Veronica Lanzoni)
I segni dei tempi
Al voto per la gestione dell'acqua pubblica (di Pierluigi Labolani e Gianmario Facchi)
Confusione istituzionale (di Vanessa Facchi)
#ins2018acli
Animare la città (di Roberto Rossini)
Librarti
di Davide Bellini e Francesco Berardi
Annales
di Salvatore Del Vecchio
Gli invisibili ovvero i consumatori
di Fabio Scozzesi
Sportello Famiglia
di Roberto Orlandi
Terza età e nuove tecnologie
di Luciano Pendoli
Dalle periferie sguardi diversi
di don Mario Benedini
e molto altro...