EDITORIALE
NEL NOME DEL PADRE
di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI
Penso al prete che conosco. Lui direbbe che l’essere prete non è un mestiere, eppure sa esserlo con mestiere. Piuttosto direbbe che è una vocazione divina ma che, per tradurla, occorre una passione tutta umana. E` bravo. Conosce i trucchi di questo mondo. Sa come stare in mezzo agli altri, come incuriosirli. Non è un tuttologo, ma a volte glielo abbiamo chiesto: teologo, filosofo, animatore, psicologo, consulente familiare e professionale, giudice, perfino capo. Peraltro qualche suo collega è diventato anche ar- chitetto, esperto di conti. Lui no. A lui della comunità interessa poco ampliare il perimetro dei muri, semmai quello delle persone. Includere è un verbo che gli piace. Certo, i muri li mette a posto, anche i “beni” vanno tenuti bene e con cura: non sono roba sua e poi sono la chiesa visibile anche questi, no? Gli piacciono le comodità, ma non si offende per le scomodità: le cose di questo mondo sono tutte provvisorie, relative. L’assoluto non lo scopre lì dentro. Semmai cura la liturgia e le parole: usa spesso le parole di tutti noi, ma non tutte, perchè alcune peggiorano lo sguardo. E comunque in ogni omelia ci infila una parola esatta (o giusta o nuova), perchè per far crescere le persone bisogna anche dar loro gli strumenti.
Una volta l’abbiamo visto pregare da solo. E` un prete che non ha mai lasciato solo nessuno. Però sapeva che prima o poi avrebbe lasciato lui la comunità. Per questo non l’ha organizzata come un’impresa, non ci sono funzioni e organigrammi, ma ha incentivato l’autonomia, la nascita delle commissioni, dei gruppi e delle associazioni, che resteranno. Non le vuole a sua immagine e somiglianza, però sorveglia che non perdano mai il filo col Vangelo. Perchè mentre i contemplativi cercano visioni di futuro e mentre i laici vivono in un eterno presente, tocca proprio ai preti cercare di riportare il futuro e il presente alla Parola e alla tradizione che incarnano.
Gli interessa la politica ma non il potere, gli piace plasmare più che influire. Forse ha questo gusto perchè legge le biografie di certi preti (a volte anche di pretacci) che hanno condiviso le gioie e le sofferenze dei loro parrocchiani. Quando una volta gli hanno detto che era un uomo di comunità, lui l’ha preso come il miglior complimento. Infatti ha sempre pensato che senza la comunione tra preti e laici e tra preti e preti si manca di profezia.
Questo prete, in realtà, non è un prete che esattamente conosco. E` un po’ una sintesi dei molti che ho conosciuto in questa diocesi. Sono preti che benedicono la Chiesa, nel senso che “dicono bene” di lei, fanno parlare bene del suo nome e “per estensione” di quello del Padre. E non e` sempre un dire di parole: a volte basta lo sguardo.
In questo numero di Battaglie Sociali:
Mantrapolitica. Senza trama - Angelo Onger
Eventualmente ci pensiamo dopo - Marco Fenaroli
Se la ricchezza vale di più... - Davide Bellini
Mal d'Africa - Stefania Romano
Brasile? Ti aspetta! - Roberto Toninelli
Concorso... a lieto fine - Ettore Siverio
Gulliver: x chi suona la campana - Autori vari
Sempre più In(ps)ternet - Rita Tagassini
Fondamenta pericolose - Daniela Del Ciello
Ecumenismo segreto - Flavia Bolis
Angelo Gitti - Salvatore Del Vecchio
Segni nel tempo - a cura di Marco Stizioli
Come cerchiamo la volontà di Dio - don Mario Benedini