Era il 1 maggio 1959 quando Michele Capra, allora presidente provinciale delle Acli, presentava il nuovo periodico dell’associazione agli “amici lavoratori”. Sono passati quasi sessant’anni e siamo ancora qui, figli di quell’eredità, a tentare di “dare un orientamento, raccogliere un’esperienza, diffondere un’idea”. Non abbiamo abbandonato la carta, perchò sfogliare i vecchi numeri del nostro giornale ci ha insegnato che è bello poter “sfiorare la storia”, leggere le Acli passando il dito
sulla carta ingiallita.
Nel 2019 abbiamo anche molti altri strumenti per comunicare dentro e fuori dalle Acli (per citarne solo due: abbiamo appena rinnovato il nostro sito aclibresciane.it e abbiamo una vivace pagina Facebook) ma Battaglie Sociali è un’altra cosa.
Non sono solo le 32 pagine che sfogliate ogni 3 mesi, in cui cerchiamo di osservare il mondo, dire la nostra, indignarci se necessario o stupirci o ancora celebrare le cose buone. Battaglie Sociali sono anche le numerose pagine non scritte di temi che approfondiamo durante i comitati di redazione, le discussioni che ne sorgono, le persone che coinvolgiamo, gli studi che facciamo per poter scrivere cose vere, documentate. Battaglie Sociali è fatto dalle persone che lo leggono e non si accorgono che è delle Acli (da anni ci chiediamo se sia un bene o un problema, ma non è male farsi leggere senza pregiudizi, no?) o che si stupiscono che non abbia quell’aria un po’ vintage che si respira ancora in alcuni dei bar dei nostri circoli. Le Acli sono l’una e l’altra cosa. La nostra redazione lo è: teste canute e acute, teste giovani e agili.
Questa volta abbiamo confezionato un numero sull’Europa. In queste settimane preparatorie mi è spesso capitato di pensare, con superficialità, che fosse il tema “caldo” di questi mesi, per via delle europee. Ma riflettendoci bene "tema caldo" era solo una locuzione giornalistica senza significato.
La realtà è che è un tema “non abbastanza caldo”, nonostante le vicine elezioni. Se il 52% degli italiani non ha mai varcato i confini nazionali, va da sè che Parigi o Amsterdam o Bruxelles non sono diverse da un generico altrove che le accomuna a Bangkok o Washington.
E' difficile sentirsi parte di una Unione che sembra darci solo regole e vincoli, in cui ogni governo risponde legittimamente agli interessi dei propri cittadini che non necessariamente sono quelli dello Stato vicino. Di come l’Europa ci migliori la vita
di ogni giorno - dalle tariffe delle telefonate alla qualità dei prodotti che compriamo, dalla facilità con cui ci spostiamo o con cui possiamo accedere a specifiche cure - semplicemente non ci accorgiamo. Come non ci accorgiamo di essere sani, perche? ci accorgiamo della salute solo quando non c’è, così come della pace. Divorziereste da vostra moglie solo perchè vi dà delle regole di convivenza per migliorare e rendere sostenibile la vita in casa? No, alla peggio provereste a cambiare le regole, se non fossero pienamente condivise. Proviamo a ri-innamorarci dell’Europa, conosciamola di nuovo (o per la prima volta). Nelle prossime pagine trovate qualche approfondimento e qualche “orientamento” per capirci di più.
Dopo 60 anni, non abbiamo perso la nostra vocazione.