Quando parliamo di transizione verde siamo soliti pensare ai provvedimenti economici o ai programmi politici. Occorre tuttavia aver presente che non ci può essere transizione verde senza considerare anche la dimensione sociale del cambiamento. Non si possono abbandonare le categorie più deboli che pagano per prime i costi “diretti” ed “indiretti” della transizione verde e del cambiamento climatico. I recenti innalzamenti dei prezzi dell’elettricità, il cosiddetto “caro energia”, e le relative misure poste in atto a livello nazionale ed europeo, dimostrano la necessità di rendere la transizione verde parte di una trasformazione culturale duratura ed efficace. Questo è stato anche il messaggio principale della quarantanovesima settimana sociale dei cattolici italiani a Taranto, dove più di mille partecipanti da tutte le diocesi d’Italia si sono riuniti per discernere insieme come programmare il futuro prossimo per il raggiungimento di un’ecologia integrale.
Vale la pena prestare attenzione a cosa è emerso dal dibattito dei giovani che, provenienti da realtà ed esperienze differenti, in oltre duecento hanno trovato spazio a Taranto per cercare insieme una risposta alle sfide della transizione ecologica e sociale. Partiti dalle pagine dell’Instrumentum Laboris e dalle parole di Papa Francesco, concentrandosi soprattutto sull’encicliche Laudato sì e Fratelli tutti, i giovani hanno cercato un modello politico semplice e concreto, ma che allo stesso tempo fosse radicato nel loro vissuto spirituale e umano. Due sono le parole emerse come paradigma politico: alleanza e processo. O, per meglio dire, l’alleanza come processo.
Le settimane sociali devono perciò continuare ad essere vissute nella loro conseguente declinazione territoriale come un percorso di alleanze. La categoria di alleanza esemplifica il vissuto umano davanti alla sfida della transizione ecologica, di fronte alla quale ci si può sentire fragili e disorientati. Rappresenta infatti lo strumento che permette di scoprire la vicinanza delle nostre esperienze, la comunanza di desideri e intenzioni, la possibilità di remare insieme verso un’unica direzione. L’alleanza come processo rappresenta quindi un modello concreto e locale di condivisione, di cooperazione e discernimento collettivo, applicabile sia su scala europea che nazionale.
L’alleanza, non solo ci permette di rispondere insieme in maniera efficace alle sfide della transizione, ma ci permette anche di ri-incontrare l’altro e, insieme, di farsi carico della transizione, cominciando dal basso e creando «uno spazio di corresponsabilità capace di generare una nuova consapevolezza di fraternità. L’alleanza è forte perché rappresenta l’unità nelle diversità umane e le diversità nelle unità umane. Nel remare insieme ci incontriamo in un noi più forte della somma delle individualità» (Fratelli tutti). Alleanze in primis generazionali, tra nonni e nipoti, padri e genitori, professori e studenti. Ma anche alleanze economiche, sociali, politiche e culturali e, infine, anche alleanze relazionali come la famiglia.
Il processo delle Alleanze concrete e radicate nel territorio non si deve concludere con l’evento di Taranto. La Settimana Sociale rappresenta certo un’opportunità per incontrarsi ed entrare in relazione, ma che abbiamo il dovere di proseguire sul territorio tra le varie realtà, nella consapevolezza che insieme si può cambiare il Paese in meglio e senza lasciare indietro nessuno. Se ci fermiamo a guardare con occhi attenti, scopriamo che ogni giorno, pur dentro le innumerevoli fratture delle nostre esistenze, tutti noi ci nutriamo di alleanze. A questo sono sensibili e attente le giovani generazioni, alle alleanze. Questa è la loro attesa. Un’attesa che la Chiesa – e con essa le ACLI - non può permettersi di tradire, perché tradirebbe sé stessa.
Pierangelo Milesi
Articolo pubblicato su "La voce del popolo" di giovedì 2 dicembre 2021