Una riflessione del Presidente nazionale Roberto Rossini
Come tutti sanno (ma non sanno bene) l’emergenza sanitaria è insostenibile. Qui a Brescia e Bergamo, quasi cinquemila contagiati. Un articolo dell’Huffington valuta che siamo al punto di non ritorno. Ad ora rimangono una quindicina di posti in terapia intensiva in tutta la regione. Finora sono stati trattati oltre un migliaio di contagiati. Fate voi. Se oltre a Palermo (che ha accettato un trasferimento) ci dessero qualche posto a Monaco di Baviera o a Vienna – che in termini di chilometraggio sono più vicini di Palermo – forse si vedrebbe l’Europa in altro modo. D’altra parte lo sconforto va capito: se sull’Eco di Bergamo ci sono undici pagine di necrologi… Insomma, mancano i medici, mancano le mascherine, mancano i respiratori… Mancano tante cose. Non mancano i contagiati: ogni giorno un’ottantina di persone entra in terapia intensiva e ne escono solo due o tre…
Ma c’è anche un’emergenza sociale. Pensate all’assistenza domiciliare, a quella residenziale: anziani, disabili fisici e mentali, minori (con genitori contagiati), tossicodipendenti… Per lavorare decentemente non è possibile mantenere un metro di distanza (come fai ad imboccare tenendo un metro? E a lavare?), spesso mancano le mascherine, con un effetto rimbalzo utente- operatore; mancano in generale i dispositivi di protezione individuale, come i camici, e poi i termometri scanner. E in qualche caso arrivano pure le diffide!
C’è anche un’emergenza relazionale: mancano le informazioni sul destino di disabili ricoverati perché contagiati. La dimensione relazionale, di abbandono e isolamento, cresce. Il terzo settore è un fronte aperto anch’esso. Ci sono operatori che dormono presso le strutture residenziali e fanno turni straordinari.
Alla fine di tutto questo dovremo erigere dei monumenti a tante persone, del sanitario e del sociale, ma ora è importante che la situazione regga. Salvare le persone.
tratto dal sito www.aclibergamo.it