Da "Il Giornale di Brescia" di giovedì 17 gennaio 2019
Cattolici, politica, Europa: l'appello della storia.
A 100 anni dal manifesto ai liberi e forti lanciato da don Luigi Sturzo
La storia insegna. E impegna. A cent’anni dall’Appello ai liberi e forti lanciato da don Luigi Sturzo, è quanto mai necessario e urgente un rinnovato impegno politico dei cattolici. Anche a Brescia, terra politicamente fertile e creativa. Aver vissuto la canonizzazione di Paolo VI ha significato, per la comunità politica bresciana, prendere coscienza di un’eredità spirituale, culturale, dottrinale ampia e profonda. Certamente impegnativa, nel senso che ci impegna. Perciò è anche un’eredità squisitamente politica. Montini, - mi piace qui ricordare che ha contribuito al nascere delle Acli - ci ha insegnato che la politica «è la più alta forma di carità».
Con questo spirito credo vada riletto oggi l’Appello ai liberi e forti, che pur appartenendo alla storia per i contenuti, mantiene una sua potenza straordinaria di ispirazione per il metodo con cui si approcciano i problemi nuovi. L’Appello si pone infatti nella logica di una mediazione capace di risolvere i conflitti sociali, con l’attenzione a costruire ponti e tessere relazioni. Sa entrare in contatto con l’anima popolare senza imporsi come fa la propaganda, che invece marca differenze identitarie, frammentando la società.
Su questo piano urge un nuovo contributo di creatività che i cattolici possono offrire alla politica e alla società, aldilà di confini e appartenenze, nello spirito dell’Appello, pur senza usarlo come bandiera della presenza organizzata di gruppi di cattolici in politica.
Viviamo in un contesto di ripiegamento identitario a diversi livelli, con una politica che anziché cercare mediazioni e progetti condivisi, esaspera le contrapposizioni fomentando la lotta dei penultimi contro gli ultimi. Riarticolare una proposta politica convincente e capace di suscitare un diffuso impegno politico democratico e partecipato, esige soggetti politici «liberi e forti» che rispondano alla chiamata di collaborare per il bene comune, superando tutte le appartenenze, non solo quelle confessionali, ma anche quelle ideologiche, culturali, sociali, economiche, compresi quindi gli interessi di parte e il tornaconto individuale o di gruppo.
Immaginare il bene comune e il futuro del nostro Paese richiede però di definire le modalità di relazione con il contesto internazionale, in particolare quello Euromediterraneo. L’Europa resta per noi imprescindibile. Pur senza accontentarsi di quella esistente, che presenta alcuni aspetti critici, l’Italia deve essere interessata a promuovere un’Europa «libera e forte», capace di articolare autorevolmente unità e rispetto delle differenze, pace ed equità sociale. Con un’attenzione particolare – anche su questo l’Appello è molto chiaro – a chi è ai margini e ai più deboli. Per questo è fondamentale che l’Europa metta al centro delle sue politiche il «pilastro sociale», se vogliamo che recuperi la sua identità popolare. Le prossime elezioni europee costituiscono un passaggio storico, nel quale siamo chiamati a riaffermare che l’Europa è il nostro destino.
Anche a Brescia, la società civile, le Organizzazioni sociali, il mondo produttivo, le Istituzioni civili ed ecclesiali hanno il dovere di allearsi per promuovere un ampio e diffuso dibattito pubblico sul bene dell’Europa. Il futuro delle nuove generazioni dipende dal progetto europeo e anche dal ruolo che il nostro Paese può assumere per orientare positivamente tale progetto.
La storia e la tradizione politica bresciana possono essere utili, in questo frangente, anche attraverso il rinnovato impegno politico dei cattolici che, insieme alle persone animate da spirito di servizio per il bene comune, possono rispondere così ad un nuovo appello. Quello della storia.
Pierangelo Milesi
Presidente delle Acli provinciali di Brescia