Il "dopo" inizi oggi

Martedì 31 marzo 2020

 

Il personale medico e infermieristico del nostro paese non ne può più di essere definito “eroe”. C’è una lettera che circola, l’ha scritta un chirurgo di Potenza ai suoi colleghi sparsi sullo stivale. Parla di noi, cittadini che, pensando di rendere loro onore, li chiamiamo eroi. Tra le altre cose dice che lo facciamo per “stendere un’elegante, efficace cortina” sulle nostre enormi responsabilità, cioè aver loro “tolto i mezzi per lavorare ieri”, e quella di averli mandati “in guerra senza le armi”. Certo, anche lui, come un po’ tutti in questo strano periodo, cede alla metafora bellica, ma di fatto c’entra il punto: chiamarli eroi oggi non ci assolve dall’aver dato loro per scontati “ieri”. Per aver creduto che il nostro Sistema Sanitario Nazionale – per altro di livello molto buono – fosse gratis, quando in realtà è pubblico. Per aver anche noi generalizzato, parlando di malasanità quando invece che cedere al sensazionalismo avremmo dovuto approfondire e risolvere le singole situazioni critiche e, ad esempio, investire su ciò che funziona o su ciò che non funziona non per negligenza ma per mancanza di risorse. Per aver creduto che la sanità fosse una spesa rinunciabile, anzi, uno spreco, senza andare a colpire solo dove necessario.
 
A nessuno dovrebbe essere dato il peso di essere un eroe. Con gli strumenti giusti, i dispositivi di protezione individuale, il numero di colleghi adeguato loro non sarebbero eroi, ma solo professionisti, lavoratori, più o meno bravi, come ciascuno di noi nel proprio settore. Lo dico senza sminuire l'immenso lavoro che stanno svolgendo, anzi, per riportarlo alla vita vera, per non credere di vivere in un film che prima o poi finirà. 
 
Questo non è un film e inizio a pensare che non ci sarà un vero e proprio "dopo". Non potremo dirci, una mattina "ecco, è tutto a posto, tana libera tutti". Il dopo inizia oggi.
 
Ogni tampone che riusciamo a fare in più, ogni malato che riceve l'adeguata assistenza, ogni ricoverato che viene dimesso, ogni guarito in più. Ogni infermiere che riesce ad avere il suo giorno di riposo, ogni medico che torna a casa dalla famiglia. Allora, senza sederci su un "dopo” indefinito, iniziamo subito a pensare alla "ricostruzione".
  
Dovremo pensare al numero di medicina generale sul territorio, capire se il Sistema Sanitario è ancora Nazionale o ormai è egoisticamente regionale e a che prezzo. E le aziende? Se è stato doveroso chiuderle, è altrettanto doveroso aiutarle a non chiuderle per sempre. E il Governo con coraggio dovrà fare delle scelte. Ricordandosi sempre che i soldi non crescono sugli alberi e che quindi occorre rimettere in circolo ricchezza perché nessuno resti indietro.
 

 

Daniela Del Ciello (membro della Presidenza provinciale con delega alla comunicazione)

 

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