Dl sicurezza. Si rischia di rafforzare l’irregolarità

Giovedì 8 novembre 2018

Le Acli condividono l’allarme per le conseguenze del provvedimento approvato ieri al Senato

Le Acli bresciane, condividendo la posizione delle Acli nazionali e delle altre realtà aderenti al “Tavolo Asilo”, guardano con preoccupazione al “Dl sicurezza” approvato tramite voto di fiducia al Senato, e continuano a sostenere che per il bene di tutti e per la sicurezza del Paese non conviene aumentare l’irregolarità, come si rischia con alcune norme contenute nel decreto, ma è necessario rafforzare percorsi di integrazione. Il permesso di soggiorno concesso solo per casi speciali in particolare rischia di trasformare molte persone titolari di permessi di soggiorno in irregolari, esponendoli al rischio di marginalità e criminalità. Per questo le Acli chiedono al Governo che vengano rafforzati i percorsi di integrazione.
 
Lo stesso allarme è stato lanciato in questi giorni dai Comuni e dagli Enti locali bresciani titolari dei progetti Sprar e dagli Enti attuatori, che condividono la medesima preoccupazione sugli effetti di questo provvedimento. Il sospetto è che uno degli scopi di questo decreto sia proprio quello di creare insicurezza, avendo così il pretesto di adottare provvedimenti ancora più restrittivi. Conseguenze negative ci saranno anche sull’occupazione giovanile, visto che nel solo bresciano circa 200-250 giovani sono impiegati nei vari progetti di Sprar e Centri di Accoglienza Straordinaria.
 
Sempre in merito al “Dl sicurezza”, le Acli condividono l’appello lanciato da una rete di realtà e associazioni che da sempre lottano contro la mafia, perché sia tolta la possibilità di vendere ai privati i beni confiscati alla mafia (ad oggi restano patrimonio immobiliare dello Stato, ma vengono trasferiti agli enti locali i quali possono gestirli direttamente oppure assegnarli in concessione a titolo gratuito ad associazioni e enti del terzo settore). Si tratta di un regalo alle mafie, che ha il sapore amaro di una resa dello Stato di fronte alle difficoltà del pieno ed effettivo riutilizzo sociale di questi beni.
 

 

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