“Towards the Economy of Francesco - Brescia” è un gruppo di 20 giovani bresciani, 20 menti pensanti e coraggiose.
Ci siamo incontrati per caso, ad ottobre, nella sede delle Acli, accomunati dal desiderio di rispondere all’appello di Papa Francesco “a riparare la nostra casa”.
Sì, perché Papa Francesco ha invitato giovani economisti ed imprenditori, da tutto il mondo, a scrivere insieme un patto, affinché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, fraterna, sostenibile.
Quel patto si sarebbe dovuto costruire ad Assisi, dal 26 al 28 marzo 2020, durante tre giornate di confronto con Premi Nobel ed economisti sui temi del lavoro, della finanza, dell’uguaglianza e della giustizia.
Il Titolo, “Economy of Francesco”, ci riportava al Santo della piccola città Umbra che, spogliandosi di ogni bene, vestito e certezza, diede vita ad una nuova forma di economia interpretando la chiamata nella Chiesa di San Damiano: “Va’, Francesco ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Con il gruppo bresciano, coordinato dalle ACLI, saremmo dovuti partire proprio nei giorni scorsi, per fare la nostra parte, ma a causa del virus che sta dilagando nella nostra società, in economia e sulla terra, siamo stati costretti a rinviarlo: gli organizzatori hanno posticipato il meeting a novembre.
E qui arriva l’impensabile. Proprio nella sera in cui, ad Assisi, avremmo incontrato Papa Francesco, il Papa (venerdì 27 marzo) si è affacciato in una Piazza San Pietro deserta. Eppure, nonostante il deserto e il dolore di quella Piazza, ho sentito il Papa arrivare a noi giovani, con il suo messaggio, con la sua preghiera. Ci ha raggiunto forse più di quanto avrebbe fatto in una piazza colma di mani, di applausi e di i-phone che si sarebbero alzati.
Si, perché la sera di venerdì 27 marzo, Papa Francesco ha scritto l’inizio di quel nuovo Patto. “Non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato” Non è forse un richiamo alla nostra Madre Terra malata e all’Enciclica Laudato si’, sulla cura e custodia della casa comune? E ancora: “La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità” Non è forse un invito a ripensare un nuovo modello di capitalismo e paradigma di impresa sostenibile? Fondato sull’inclusione sociale e non sulle disuguaglianze? Sull’uomo e non sul solo profitto?
Il messaggio del Papa di venerdì è arrivato dritto al cuore; è stato l’invito a risvegliare ed attivare la nostra solidarietà, a smascherare la nostra fragilità; a renderci uniti, in un racconto collettivo capace di restituire alle future generazioni una terra sana. E se è vero che, come scrive Luigino Bruni, i giovani “attorno al capezzale della madre Terra malata, hanno ritrovato un nuovo legame, una nuova fraternità e una nuova religione e, per tanti, un nuovo senso del sacro” allora ne sono convinta, che il messaggio del Papa di venerdì fosse non solo una preghiera di aiuto in questa tempesta, ma un invito per noi giovani. A rimboccarci le maniche, a fare la nostra parte.
Forse, avrebbe preferito dircelo al raduno di Assisi. Noi giovani del Gruppo ACLI di Brescia pensiamo invece che quella piazza San Pietro, deserta e piovosa, sia stato il più bel palco che neanche Assisi ci avrebbe dato.
Francesca Morandi