Gli enti di promozione sportiva chiedono di rivedere il Codice del terzo settore

Giovedì 22 giugno 2017

L’associazionismo sportivo della promozione sociale non ci sta

Roma, 19 giugno 2017. Gli Enti di Promozione sportiva nazionali hanno realizzato e diffuso alla stampa questo documento unitario:
L’ultimo Censimento Istat, risalente al 31 dicembre 2011, riportava il numero di 92.838 (pari al 30,8% delle istituzioni italiane e al 47,4% delle istituzioni attive nel settore della Cultura, sport e ricreazione) con riferimento alle istituzioni no profit che svolgevano in via prevalente attività sportive. Mentre le istituzioni che svolgevano attività sportive come area di intervento secondaria erano 21.449 (pari al 7,7% del totale nazionale), per un totale di 114.287 unità. Da questi numeri è facile evincere il grande valore dello sport di cittadinanza come elemento costitutivo della promozione sociale. L’associazionismo sportivo affonda le proprie radici nel mutualismo tardo ottocentesco che ha sviluppato forme di solidarietà, coesione e responsabilità sociale. Le organizzazioni internazionali, dall’Onu all’Oms, riconoscono lo sport come strumento per promuovere educazione, salute, sviluppo e pace.

Il Presidente della Repubblica, all’incontro con i rappresentanti del mondo dello sport di qualche giorno fa, ha parlato delle società sportive di periferia come di una galassia che arricchisce di valori la vita comune, indicando lo sport come una efficace leva sociale, culturale, educativa ed economica, come educazione alla cittadinanza. Stessi principi sono stati ribaditi dal Ministro allo Sport Luca Lotti presente in quell’occasione.
Tutto questo rischia di essere svuotato di sostanza per effetto del Decreto Legislativo relativo al Codice del Terzo settore. L’articolo 35 infatti, al comma 3, prevede che “gli atti costitutivi delle associazioni di promozione sociale possono prevedere l’ammissione come associati di altri enti del Terzo Settore, a condizione che il loro numero non sia superiore al trenta per cento del numero delle associazioni di promozione sociale” e l’articolo 41, al comma 1 lett.a) che “si assume la qualifica di Rete associativa se si associano un numero non inferiore a 500 enti del Terzo settore”.

Dall’interpretazione letterale del testo si deduce che gli Enti di promozione sportiva potrebbero non beneficiare più della qualifica di associazioni di promozione sociale o non poter assumere quella di Rete associativa, organismo di vitale importanza nell’immediato futuro, potendo avere tra i propri affiliati soggetti che non trovano motivo per iscriversi nel Registro Unico del Terzo Settore.
 
Negli anni la progettazione sociale ha visto il protagonismo degli Enti di Promozione sportiva che sono intervenuti negli ambiti dell’educazione, della promozione della salute, dell’inclusione sociale, della mediazione interculturale, della rigenerazione delle periferie. Attività che verrebbero sacrificate per effetto della norma.

Non possiamo accettare che questo accada e chiediamo che ci sia un intervento correttivo da parte delle commissioni parlamentari che oggi hanno in esame il testo al fine di non disperdere un capitale sociale che contribuisce al benessere individuale e collettivo nelle nostre comunità.
 
 
ACSI - Associazione Centri Sportivi Italiani
AICS - Associazione Italiana Cultura Sport
ASC - Attività Sportive Confederate
ASI - Associazioni Sportive Sociali Italiane
CNS LIBERTAS - Centro Nazionale Sportivo Libertas
CSAIN - Centri Sportivi Aziendali Industriali
CSEN - Centro Sportivo Educativo Nazionale
CSI - Centro Sportivo Italiano
ENDAS - Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale
MSP - Movimento Sportivo Popolare Italia
OPES - Organizzazione Per l'Educazione allo Sport
PGS - Polisportive Giovanili Salesiane
UISP - Unione Italiana Sport Per tutti
US ACLI - Unione Sportiva ACLI 
 
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Anche il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, a margine della riunione di Giunta Nazionale che si è tenuta al Foro Italico - ha espresso appoggio incondizionato agli Enti di Promozione Sportiva, che hanno diramato un documento per contestare i contenuti del decreto legislativo che regola il Codice del Terzo settore e in particolar modo l'articolo 35. Gli Enti di promozione sportiva, in base all'interpretazione letterale del testo, rischierebbero di essere tagliati fuori dal perimetro delle associazioni di promozione sociale e di non poter essere considerati rete associativa, organismo di rilevanza strategica per l'immediato futuro. "Esprimo pieno sostegno agli Enti di Promozione per il riconoscimento delle loro istanze - ha sottolineato Malagò -, riconoscendo la straordinaria importanza del ruolo che rivestono e della mission che perseguono quotidianamente nell'interesse della promozione e dello sviluppo dello sport per tutti. Rappresentano una risorsa di inestimabile valore sociale che va salvaguardato". L'allarme lanciato da Aics, Asi, Csain, Csen, Csi, Cusi, Endas, Msp, Pgs, Acsi, Uisp, Us Acli, Asc, Cns Libertas, Opes, che complessivamente rappresentano oltre 8 milioni di associati, è finalizzato a sensibilizzare Governo e Commissioni Parlamentari che stanno lavorando alla definizione dei decreti attuativi della legge, affinché rivedano il testo.
 
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