La cittadinanza è un diritto, non una concessione

Martedì 5 dicembre 2017

Appello ai parlamentari bresciani per l’approvazione dello Ius Soli

Il diritto di cittadinanza consente di riconoscersi parte di una comunità. Tuttavia questo principio, che dovrebbe essere alla base di un patto sociale di reciproco riconoscimento e di buona convivenza, stenta a trovare la strada di un pieno riconoscimento legislativo.
 
Ancora oggi, infatti, un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza solo entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. Deve però essere stato residente in Italia legalmente e senza interruzioni dalla nascita.
 
Anche grazie alla campagna “L’Italia sono anch’io”, promossa dal 2012 con il contributo sostanziale della nostra Associazione, il disegno di legge sullo Ius Soli è approdato in Parlamento e approvato dalla Camera nel 2015. Da allora però si è arenato in Commissione Affari Costituzionali al Senato, osteggiato da diverse forze politiche e oggi anche da meri calcoli elettoralistici.
 
Le Acli hanno accompagnato questa battaglia “dal basso” nella convinzione che la posta in gioco sia fondamentale: azzerare, o quanto meno ridurre, un ritardo culturale e politico inaccettabile, alimentato da un’immagine sbagliata e fuorviante dell’immigrazione. Quello della cittadinanza non è una concessione, ma un diritto. Dopo anni di attesa, i tempi ci sembrano maturi per questa riforma.
 
In questo momento nel quale si moltiplicano i rigurgiti fascisti, diventa ancor più importante affermare con forza il tema dei diritti, andare avanti con questa giusta battaglia, seguire le indicazioni di Papa Francesco che ci invita a “non avere paura”.
 
Chiediamo pertanto a tutti i parlamentari bresciani il coraggio di impegnarsi fino all’ultimo giorno della legislatura per l’approvazione della legge sullo Ius Soli. Chiediamo alla politica di non avere paura di essere punita a livello elettorale per questa scelta. È importante non disperdere l’enorme sforzo profuso dalla società civile e non lasciare il posto alla retorica razzista e a ideali che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza e l’integrazione.

 

 
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