Nota del Consiglio provinciale delle Acli bresciane in vista del Referendum regionale del 22 ottobre 2017
Le Acli bresciane, svolgendo la propria vocazione di pedagogia sociale anche attraverso incontri di approfondimento e confronto sul territorio, intendono offrire alcune informazioni utili ad elaborare un convincimento responsabile rispetto al prossimo Referendum regionale del 22 ottobre per l’autonomia della Regione Lombardia, con la convinzione che i cittadini nell’esercizio delle loro funzioni e nel rispetto della democrazia sapranno fare la scelta migliore.
Il referendum ha carattere consultivo e andrà a verificare se gli elettori della Lombardia desiderano che la Regione “intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse” (…), pur restando nel quadro dell’unità nazionale.
La nostra Costituzione affronta ampiamente il tema delle autonomie locali, riconoscendole e promuovendole, anche attraverso il decentramento amministrativo (art. 5 Cost.).
L’articolo 116 della Costituzione riconosce alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di accedere a condizioni differenziate di autonomia attraverso una procedura articolata. Tale procedura istituzionale si avvia con un’iniziativa della Regione, sentiti gli enti locali, e si conclude con una legge dello Stato approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
L’articolo 117 della Costituzione già stabilisce che le Regioni possano assumere forme e condizioni particolari di autonomia in tutte le materie attribuite alla potestà legislativa concorrente Stato-Regioni (art. 117, comma 3) e in alcune delle specifiche materie attribuite alla potestà legislativa esclusiva dello Stato (art. 117, comma 2).
Il numero delle materie nelle quali le regioni ordinarie possono legiferare è oggi molto ampio. In alcune a potestà concorrente le regioni non hanno mai legiferato a causa di una mancata disciplina unitaria sul territorio nazionale in questi ambiti. In altre materie, l’assenza di leggi-cornice da parte del legislatore nazionale ha consentito, di fatto, alle regioni di legiferare a pieni poteri.
Per queste ragioni sarebbe stato più opportuno circoscrivere il numero di materie sulle quali richiedere l’ulteriore autonomia, come la tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, l’istruzione, la ricerca scientifica, la tutela della salute e l’alimentazione, la protezione civile, il governo del territorio. Anche se il vero limite all’autonomia regionale è rappresentato dalle risorse sempre più scarse e dalla mancata attuazione del federalismo fiscale (art. 110 Cost.), fatto che ha reso ancor più profondo ed evidente il divario con le regioni ad autonomia speciale.
Da queste premesse si evince che il nostro apparato legislativo è già adeguatamente attrezzato per rafforzare l’autonomia regionale, perciò il referendum risulta essere in questo caso uno strumento superfluo.
Riteniamo necessario, indipendentemente dall’esito della consultazione, un confronto tra Regione Lombardia e Governo sul tema posto, sempre nel rispetto dei principi di solidarietà e sussidiarietà. Auspichiamo altresì che le forze politiche, durante la imminente campagna elettorale, sappiano aprire un proficuo confronto politico che espliciti meglio per quali materie sia opportuna una maggiore autonomia della Lombardia.