Le ACLI sono profondamente grate a don Fabio Corazzina per la dedizione pastorale, l’accompagnamento spirituale e l’intelligenza sociale che offre alle nostre associazioni, in particolare in occasione dell’iniziativa “Per…Corri la Pace” che con impegno sociale promuoviamo da 12 anni e che don Fabio anima con efficace testimonianza sacerdotale e coinvolgente passione umana.
“Per…Corri la Pace” è prima di tutto un itinerario formativo delle coscienze di chi partecipa. È un percorso di vita spirituale, un intreccio di legami fraterni, una fatica fisica che unisce coloro che pedalano o corrono, un’esperienza umana e cristiana di incontro con il Vangelo incarnato e presente nella storia. È inoltre un momento straordinario di partecipazione e testimonianza, per annunciare politicamente il primo dono del Risorto, la Pace. Per dire alle comunità che visitiamo che è possibile vivere da fratelli e sorelle. Per far conoscere persone, luoghi e simboli di pace. È un pellegrinaggio. Non un “tour ciclistico”, come – e ci spiace – è stata definita nella Lettera in questione.
Le ACLI prendono atto del richiamo pubblico che il Vescovo ha rivolto a don Fabio e ne rispettano le motivazioni. Ci spiace se abbiamo arrecato “scandalo” o dolore per le modalità con le quali abbiamo celebrato l’Eucarestia. Per…Corri la Pace e - certamente in assoluto di più - l’Eucarestia sono nate per la comunione e l’amore fraterno e l’ultima cosa che avremmo voluto è provocare divisione e contrapposizione. Il messaggio che portiamo è un valore cristiano e politico che si inscrive nel ministero dell’annuncio della Pace.
Proviamo sconcerto e amarezza per la scelta e la modalità di rendere pubblica la Lettera di richiamo a don Fabio. Una comunicazione così personale e privata – nelle intenzioni del Vescovo paterna e amorevole - non avrebbe dovuto essere resa pubblica perché non è rispettoso della persona. Le parole hanno un peso. Tutte, non solo quelle sacre della liturgia. E le parole scritte in una lettera personale, se rese improvvidamente pubbliche, possono diventare mortificanti. Certamente, specie nelle regole perverse della comunicazione social, hanno una conseguenza. Ci chiediamo quale beneficio ne ha la comunità cristiana, quale bene pedagogico si intende ottenere. Anche su questo, insieme, impariamo a chiedere scusa recuperando la comunione, nella consapevolezza che dal perdono reciproco possiamo tutti crescere e riconoscerci davvero Chiesa in cammino.
Cogliamo l’occasione per ribadire la nostra vicinanza al Vescovo Pierantonio, assicurandogli la preghiera e l’offerta del nostro lavoro per il pieno ristabilimento della sua salute.