Intervista de "La voce del popolo" al Presidente Pierangelo Milesi in vista del Congresso provinciale
Pubblichiamo l'intervista al Presidente provinciale Pierangelo Milesi pubblicata sul numero del 20 giugno 2024 del settimanale diocesano "La Voce del Popolo".
Questo congresso coincide con la fine del suo mandato. Qual è il bilancio? Un bilancio che definirei generativo. Siamo abituati a misurare e valutare le esperienze troppo spesso secondo una mera logica quantitativa. Tuttavia credo che il risultato migliore di questi otto anni di Presidenza sia per lo più invisibile agli occhi o addirittura ancora da venire. Con le straordinarie persone che mi hanno accompagnato nell’esercizio di responsabilità e governo di questo servizio associativo, abbiamo investito le nostre migliori energie nella tessitura di relazioni e legami, nella formazione di coscienze critiche e libere, nella seminagione di principi vitali di partecipazione e democrazia, nella appassionata dedizione e attenzione al lavoro, nell’ascolto di una Parola che si incarna nella realtà, in infinite esperienze di un “fare pensato”. L’essenziale delle Acli sta nelle relazioni tra persone, nei legami di senso che qualificano le concrete esistenze che si mettono a disposizione per la comunità o che hanno bisogno di non restare sole di fronte ai problemi della vita. Nelle trame di queste relazioni di servizio e di accompagnamento si compie la silenziosa e generativa tessitura dell’umano, la fraternità come paradigma politico, l’incontro con l’alterità che nella prossimità si fa simile e fraterna. In queste trame si crea il tessuto sociale, il respiro della politica che da ossigeno alla convivenza tra i diversi, la libertà che si scopre infinita nel limite della realtà, la speranza che il Tutto è già compiuto. E, in definitiva, si genera un senso di Pace. Nonostante tutto. Ecco, il bilancio di mandato è tanta, tanta Grazia, che per sua natura è sovrabbondante. E per questo devo dire tanti “grazie”.
In questi anni in cosa sente di essere maturato grazie all’esperienza associativa? L’immersione totalizzante dell’esperienza associativa è prima di tutto la possibilità di vivere una comunità politica. Anche se personale, non è mai solo un’esperienza individuale. Perciò la maturazione più profonda consiste proprio nel senso autentico della politica, in quel “sortirne insieme” dai problemi della vita che se condivisi diventano opportunità umanizzante, limiti che aprono ad ulteriori infiniti spazi dell’umano. La politica è essenzialmente esperienza di Amore, nell’esistenza protesa verso l’altro sempre eccedente. Nell’esperienza associativa ho maturato il senso del potere come servizio, della parola come ascolto attivo, del discernimento come atto di libertà. Il senso di Dio, che sta nella tenerezza dell’impotenza. Il senso della povertà, che sta nel non bastare a se stessi. Il senso della Pace, che c’è già.
Quali sfide attendono le Acli bresciane? Viviamo l’epoca della poli-crisi, di fronte alla quale siamo tentati di rifugiarci in apparenti ed egoistiche sicurezze ed erigere inutili muri escludenti. Immersi come siamo nella realtà, rischiamo di assorbirne la pervasiva cultura individualista. Ma non è un destino ineluttabile. Se ci aiutiamo a interpretare la realtà mutevole con una spiritualità incarnata e radicata nel Vangelo, possiamo governare il corso della storia. Se la cultura individualista è corrosiva per le comunità, la cultura del dialogo e del camminare insieme ne è il balsamo: esperienze di promozione sociale come le Acli saranno sempre più importanti, pur nelle mutate forme di organizzazione, per venire incontro alla solitudine delle persone. La politica è dire all’altra persona “tu non sei sola”: ecco l’esigenza più profonda che intravedo ed ecco perché anche le Acli necessitano di continui rinnovati impulsi al cambiamento per generare solidarietà e fraternità. Sono onorato di aver presieduto una realtà sociale che si è messa al servizio della comunità attraverso il lavoro spesso nascosto di molte collaboratrici e collaboratori e tanto tanto volontariato. I progetti migliori sono stati quelli condivisi e che perdurano nel tempo, che fossero servizi assistenziali, fiscali, sociali o formativi. Le sfide per il futuro riguardano l’ampliamento dell’offerta dei servizi al lavoro: nei prossimi anni, soprattutto con l’Intelligenza Artificiale, il lavoro è destinato a vivere profondi cambiamenti, per i quali le persone debbono essere accompagnate e assistite con competenza, professionalità e umanità. Le Acli, con la rete associativa dei circoli, devono riscoprire la loro funzione di essere un riferimento per il mondo del lavoro, promuovendo una cultura del lavoro ancorata ad una profonda dimensione spirituale e ispirata ad un autentico “antropocentrismo situato”.
“Il coraggio della pace” è il titolo che caratterizza l’assise. Come è possibile “osare” la pace? La dimensione della pace, nelle sue molteplici declinazioni, è la priorità che offriamo alla riflessione, discussione e condivisione del Congresso. I conflitti di cui l’umanità si sta rendendo protagonista in questo primo quarto del XXI secolo ci mostrano la fatica di essere fratelli, abitanti della casa comune. Sono sotto i nostri occhi anche le conseguenze di “non scelte”, di rimandi colpevoli, di occasioni perdute. Perciò ci è richiesta l’audacia della Pace. Perché è la fraternità stessa ad essere messa in discussione, la possibilità di convivere senza dover competere o addirittura eliminare l’altro per poter vivere. Se è messa in discussione la fraternità, lo è sempre anche la persona umana. Non possiamo accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti. Ripudiare la guerra, come siamo “costituzionalmente” impegnati, significa anche arrestarne la progressione, prima che accada l’irreparabile. In questo tempo di conflitti, di divisioni, di sentimenti nazionalisti, di odi, di contrapposizioni, osare la Pace è il servizio culturale e politico più urgente che le Acli possono mettere in campo. Ed è un servizio alla speranza, alla possibilità di futuro. Pace è il primo dono del Risorto, ma come ci ricorda papa Francesco, siamo sempre più consapevoli che «per accogliere Dio e la sua pace non si può stare fermi, non si può stare comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare. Bisogna rischiare» (Omelia, 1° gennaio 2023). Le Acli sono essenzialmente uno strumento di pace, uno spazio per la mediazione e la giustizia sociale, per l’esigibilità dei diritti, per l’educazione ai doveri, per la soluzione dei conflitti, per il contrasto alle povertà e il sostegno alle fragilità, per il dialogo sociale, culturale e interreligioso. Le Acli sono uno spazio per la politica, per il bene comune, per l’umano. L’impegno personale, dei nostri circoli Acli e dei Servizi che promuoviamo, resta quello di essere “artigiani di pace”, tessitori di unione in ogni contesto, pacifici nel linguaggio e nei comportamenti, rispettosi di ogni prossimo perché è Tempio di Dio, per imparare ad amare il nemico e renderlo di nuovo quello che è: fratello e sorella.