Il documento delle Acli bresciane per la Festa del Lavoro 2019
27. […] vissuto in comune, condividendo speranze, sofferenze, ambizioni e gioie, il lavoro unisce le volontà, ravvicina gli spiriti e fonde i cuori: nel compierlo, gli uomini si scoprono fratelli.
28. […] il lavoro sviluppa anche la coscienza professionale, il senso del dovere e la carità verso il prossimo.
(San Paolo VI, “Populorum Progressio”)
All’inizio del nuovo millennio, in Europa si aggirava lo spettro dell’ “idraulico polacco” che, a causa del basso tenore di vita e della scarsa protezione sociale presenti in alcuni dei nuovi stati membri dell’Unione europea, avrebbe potuto alterare gli equilibri economici dei Paesi più solidi. L’idraulico polacco che arrivava in uno di questi Paesi e si faceva pagare la metà degli idraulici locali è stato lo spauracchio agitato da chi si batteva contro l’allargamento a est dell’Unione europea. Oggi possiamo dire che i lavoratori venuti da est non hanno sovvertito l’economia europea, mentre qualche effetto si è avuto a livello di precarizzazione del “mercato” del lavoro, anche per via dei risvolti portati da un certo tipo di globalizzazione che, invece di estendere i diritti e la protezione sociale a chi ne era sprovvisto, ha determinato sempre maggiore precarizzazione e minori tutele a chi prima ne godeva.
Per contrastare questa tendenza è necessario fare un passo avanti verso un’Europa unita sui diritti, sul lavoro e nell’adozione di politiche sociali e, per ciò, vogliamo provare a rilanciare il tema del lavoro e dei lavoratori.
Per questo è necessario che l’Europa metta al centro delle sue politiche il “pilastro sociale”.
Quali politiche servono per tradurre il pilastro europeo dei diritti sociali e per “proteggere” il lavoro e i lavoratori dalla rivoluzione di industria 4.0? Quali tutele si possono immaginare e quali opportunità di crescita ottenere? Quale formazione professionale? Quale Europa fondata sul lavoro possiamo costruire?
Come affermato dal nostro presidente nazionale, Roberto Rossini, ancora prima di capire quale sarà il futuro del lavoro, vogliamo ribadire che un’Europa unita è tutela delle fasce più disagiate e, ne siamo convinti, che per sostenere il cambiamento del lavoro occorra partire da un welfare europeo.
La Commissione europea, mediante una serie di iniziative dirette ad intensificare l’intervento dell’Unione sugli aspetti sociali, ha promosso il rafforzamento del pilastro sociale. Riteniamo positivo - e da sostenere anche dopo l’appuntamento elettorale - il progetto teso ad istituire una “Autorità europea per il lavoro”, che possa coordinare i singoli sistemi nazionali per assicurare il rispetto delle condizioni di lavoro previste per legge. La nuova Agenzia avrà il compito di favorire la mobilità dei lavoratori, reprimendo gli eventuali abusi, rafforzare le misure per la trasparenza nei contratti di lavoro, dettare condizioni generali minime, comuni a tutti i rapporti di lavoro che vengono stipulati all’interno dei confini europei. E’ stata avanzata l’idea che l’Unione, al pari di quanto avviene negli USA, possa riconoscere ai singoli lavoratori una indennità di disoccupazione.
Si tratta di misure che, bisogna esserne consapevoli, richiedono tempi lunghi per la loro approvazione e la successiva attuazione ma talmente strategiche da rappresentare un "nuovo modello europeo del lavoro" che ridefinirebbe il ruolo degli oltre 140 milioni di lavoratori presenti nelle imprese europee, rafforzando anche la loro partecipazione alla gestione delle aziende.