Era tutto pronto. Abbiamo lavorato per mesi a confezionare quella che avrebbe dovuto essere la quarta edizione del Festival della Pace, il cui inizio era previsto per oggi, 6 novembre.
Anche quest’anno eravamo partiti presto, con l’individuazione del tema, ed avevamo finito tardi (come nostro costume!) con la definizione ultima del programma, con le scelte grafiche, con tutte le conferme degli ospiti, delle sale, dei particolari. Per essere prudenti, vista la situazione difficile e incerta, avevamo previsto i piani A, B, e C, con eventi che sarebbero stati trasmessi in streaming, altri che avrebbero unito il bello della presenza e l’opportunità del remoto.
Anche quest’anno avevamo provato ad andare oltre, a darci obiettivi alti che consentissero non solo di rappresentare, narrare e approfondire scenari di conflitto ed esperienze di pace, azioni, soggetti e protagonisti della costruzione di un mondo migliore, dove la guerra e la corsa agli armamenti (che ne è precondizione e spesso concausa) siano solo un triste ricordo.
Quest’anno ci eravamo dati anche un obiettivo molto concreto, e altissimo. Avevamo costruito un’occasione di rilancio della campagna #Italiaripensaci, alla presenza di un autorevole esponente del nostro Governo che avrebbe ascoltato direttamente da un alto rappresentante delle Nazioni Unite e dai rappresentanti dell’organizzazione internazionale ICAN (premio Nobel per la pace 2017) la richiesta di aggiungere anche la firma del nostro Paese al Trattato internazionale che prevede la messa al bando delle armi nucleari. Eravamo e siamo convinti che ci siano oggi le condizioni politiche perchè anche il nostro Paese aderisca a questo accordo mondiale di civiltà e confidavamo che da Brescia si alzassero le voci giuste (locali, nazionali e internazionali) per convincere il nostro Governo a fare questo importantissimo passo.
Oltre a ciò, l’edizione che si sarebbe dovuta aprire oggi avrebbe visto l’intersecarsi di percorsi di approfondimento e intrattenimento, incontri, iniziative, confronti, esposizioni e spettacoli sul tema scelto dai nostri Comitati scientifico e promotore, ossia il riconoscimento e il dialogo tra le identità come requisito e modalità per la costruzione della pace.
Prima ancora degli ultimi provvedimenti restrittivi del Governo, che impediscono ora di realizzare qualunque tipo di evento con presenza di pubblico, avevamo deciso – per senso di responsabilità e per la forte volontà di tenere unito un percorso che avrebbe rischiato di perdere pezzi strada facendo, e con essi la bellezza e la ricchezza di un evento la cui cifra è proprio l’eterogeneità dei linguaggi e delle forme espressive – di rinviare il Festival a primavera (definiremo le date esatte nelle prossime settimane), quando confidiamo ci saranno le condizioni per svolgerlo al meglio e nella sua interezza.
Nei mesi che ci separano dal Festival continueremo a lavorare. Alcuni singoli eventi troveranno comunque realizzazione con modalità “in remoto”, tramite videoconferenza, e daranno il segno di un percorso di avvicinamento al Festival e di un’attenzione costante ai tanti, troppi, contesti che ancora generano conflitti, violenze e guerre.
Lo faremo già dalla settimana prossima (mercoledì 11, alle ore 15,30) – grazie a una tavola rotonda on-line curata dall’Università Cattolica – parlando di odio religioso, nel web e non solo (e qui il nostro pensiero non può che andare ai tragici fatti di Parigi, di Nizza, di Vienna). Lo faremo tenendo alta l’attenzione verso i tanti conflitti che ancora insanguinano il mondo. Si pensi, tra i tanti, a quello siriano, a quello libico, a quello in Yemen, a quelli che ancora costellano il continente africano e, non ultima, alla situazione dell’Afghanistan, dove qualche giorno fa si sono contate 20 vittime in un attentato in un’Università di Kabul.
Proprio per onorare il ruolo fondamentale della conoscenza, dell’insegnamento, della libertà di espressione, continueremo in questi mesi a studiare dinamiche, processi, esperienze, con l’obiettivo di riportarle all’attenzione del pubblico, non solo bresciano, nell’edizione speciale del Festival della Pace che realizzeremo nella primavera del 2021.
Voglio ringraziare tutte le realtà, istituzionali e non, bresciane e non (l’elenco completo è in calce a questo comunicato), che hanno collaborato con passione, professionalità e grande disponibilità alla realizzazione di un evento di straordinario spessore, che anche quest’anno gode dell’alto patrocinio del Parlamento Europeo, la cui fruibilità è solo rinviata di qualche mese.
A primavera quindi, per lanciare al mondo, da Brescia, il nostro messaggio di pace.
Roberto Cammarata, Presidente del Consiglio Comunale di Brescia