Il coraggio della pace

Il coraggio della pace

n° 2 estate 2024 / Anno 65 - n. 527

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#EDITORIALE


Il coraggio della pace
di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)

 

La dimensione della pace, nelle sue molteplici declinazioni, è la priorità offerta alla riflessione, discussione e condivisione del congresso delle Acli. I conflitti di cui l’umanità si sta rendendo protagonista in questo primo quarto del XXI secolo ci mostrano la fatica di essere fratelli e sorelle, abitanti della casa comune. Perciò ci è richiesta l’audacia della Pace. Perché è la fraternità stessa a essere messa in discussione, la possibilità di convivere senza dover competere o addirittura eliminare l’altro per poter vivere. Se è messa in discussione la fraternità, lo è sempre anche la persona umana. Non possiamo accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti. Ripudiare la guerra, come siamo “costituzionalmente” impegnati, significa anche arrestarne la progressione, prima che accada l’irreparabile.

In questo tempo di conflitti, di divisioni, di sentimenti nazionalisti, di odi, di contrapposizioni, osare la Pace è il servizio culturale e politico più urgente che le Acli possono mettere in campo. Ed è un servizio alla speranza, alla possibilità di futuro. Pace è il primo dono del Risorto, ma come ci ricorda papa Francesco, siamo sempre più consapevoli che «per accogliere Dio e la sua pace non si può stare fermi, non si può stare comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare. Bisogna rischiare» (Omelia, 1° gennaio 2023).

Le Acli sono essenzialmente uno strumento di pace, uno spazio per la mediazione e la giustizia sociale, per l’esigibilità dei diritti, per l’educazione ai doveri, per la soluzione dei conflitti, per il contrasto alle povertà e il sostegno alle fragilità, per il dialogo sociale, culturale e interreligioso. Le Acli sono uno spazio per la politica, per il bene comune, per l’umano. L’impegno personale, dei nostri circoli Acli e dei Servizi che promuoviamo, resta quello di essere “artigiani di pace”, tessitori di unione in ogni contesto, pacifici nel linguaggio e nei comportamenti, rispettosi di ogni prossimo perché è Tempio di Dio, per imparare ad amare il nemico e renderlo di nuovo quello che è: fratello e sorella.

Attraverso il nostro impegno associativo ascoltiamo la voce e prendiamo concretamente la parte di quanti soffrono, delle vittime, di quanti hanno visto violati i diritti elementari e rischiano che le loro grida si perdano nell’indifferenza o nell’abitudine. Scegliamo di essere operatori di pace, anzitutto nella preghiera incessante e commossa, ma che sappia diventare anche testimonianza, solidarietà e accoglienza. In particolare possiamo essere più concreti nell’organizzare la speranza, l’accoglienza e l’accompagnamento delle persone che fuggono dai loro paesi e cercano asilo, protezione e dignità. Saper accogliere e accompagnare i migranti è un gesto di testimonianza della fraternità universale che le Acli hanno il dovere di vivere dentro progettualità innovative e generative.

Mentre il buio della guerra si diffonde e sembra avvolgere e addormentare le coscienze, le Acli continuano a credere nella speranza della luce che solo la Pace può offrire. Non possiamo abituarci all’oscurità e alla paura, all’ingiustizia e alla morte. L’amore cristiano deve prevalere su tutto, anche su ogni valutazione pur indispensabile relativa ad aggressori e aggrediti, a ragioni e torti. La vita viene prima di tutto.

Accogliere il dono della Pace nella nostra vita è decidere di attivarci per cambiare stile di vita, modificare il nostro sguardo sulla realtà e sugli altri, nella logica della fraternità come paradigma politico. Con la consapevolezza che la pace si costruisce attraverso il recupero di un alfabeto umano della vita, comprensibile proprio a partire dalla cura delle relazioni a noi più prossime. Abbiamo l’urgenza di affrontare la crisi sociale e ambientale, l’ascolto della scienza, la critica al paradigma tecnocratico, la volontà di costruire un “noi” in grado di prendersi cura della casa comune, mediante il lavoro delle istituzioni internazionali e il protagonismo della società civile.

La storia esige di trovare un ordine nuovo, un paradigma differente, coinvolgendo la comunità internazionale – in primis l’Unione europea – per costruire insieme alle parti in causa una pace giusta e sicura. Papa Francesco nell’Udienza speciale per il nostro ottantesimo anniversario di fondazione, il 1° giugno scorso, ha voluto incoraggiarci: “Le Acli siano voce di una cultura della pace, uno spazio in cui affermare che la guerra non è mai “inevitabile” mentre la pace è sempre possibile; e che questo vale sia nei rapporti tra gli Stati, sia nella vita delle famiglie, delle comunità e nei luoghi di lavoro. Costruisce la pace chi sa prendere posizione con chiarezza, ma al tempo stesso si sforza di costruire ponti, di ascoltare e comprendere le diverse parti in causa, promuovendo il dialogo e la riconciliazione. Intercedere per la pace è qualcosa che va ben oltre il semplice compromesso politico, perché richiede di mettersi in gioco e assumere un rischio. Il nostro mondo, lo sappiamo, è segnato da conflitti e divisioni, e la vostra testimonianza di operatori di pace, di intercessori per la pace, è quanto mai necessaria e preziosa”.

Con il Congresso si chiude un mandato associativo e si aprono orizzonti nuovi, traguardati dalla riflessione e dal confronto di un processo democratico diffuso che in questi mesi ha visto la partecipazione di centinaia di persone associate alle Acli. Al termine di un quadriennio impegnativo, è doveroso tratteggiare un bilancio associativo, che definirei generativo. Siamo abituati a misurare e valutare le esperienze troppo spesso secondo una mera logica quantitativa. Tuttavia credo che il risultato migliore di questi quattro anni di Presidenza sia per lo più invisibile agli occhi o addirittura ancora da venire. Con le straordinarie persone che mi hanno accompagnato nell’esercizio di responsabilità e governo delle Acli bresciane, abbiamo investito le migliori energie nella tessitura di relazioni e legami, nella formazione di coscienze critiche e libere, nella seminagione di principi vitali di partecipazione e democrazia, nella appassionata dedizione e attenzione al lavoro, nell’ascolto di una Parola che si incarna nella realtà, in infinite esperienze di un “fare pensato”.

L’essenziale delle Acli sta nelle relazioni tra persone, nei legami di senso che qualificano le concrete esistenze che si mettono a disposizione per la comunità o che hanno bisogno di non restare sole di fronte ai problemi della vita. Nelle trame di queste relazioni di servizio e di accompagnamento si compie la silenziosa e generativa tessitura dell’umano, la fraternità come paradigma politico, l’incontro con l’alterità che nella prossimità si fa simile e fraterna. In queste trame si crea il tessuto sociale, il respiro della politica che dà ossigeno alla convivenza tra i diversi, la libertà che si scopre infinita nel limite della realtà, la speranza che il Tutto è già compiuto. E, in definitiva, si genera un senso di Pace. Nonostante tutto. Ecco, il bilancio di mandato è tanta, tanta Grazia, che per sua natura è sovrabbondante. E per questo devo dire tanti “grazie”, condividendo per esperienza la chiosa che il Santo Padre, nell’Udienza già citata, ha voluto donarci come riconoscimento: “Le Acli sono un luogo dove è possibile incontrare dei “santi della porta accanto”, che non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma a volte cambiano concretamente le cose, in bene!”

Un riconoscimento certo o forse ancora un “grande compito” che, rinnovandosi, ci rinnova.





 

In questo numero di Battaglie Sociali

Filo Rosso
Milesi: "Cambiare per generare solidarietà e fraternità" (di Daniela Del Ciello)

Speciale congresso
Il coraggio della pace
Report narrativo delle Acli bresciane 2020-2024

Fatti non foste
Facciamo sentire la voce dei giovani. (di Maurilio Lovatti)

Consulenza fiscale col segno più. Il Caf Acli è un crescente punto di riferimento

Riapre la pace contributiva. Come funziona e quando e per chi si applica


Osare la pace. Consegnamola ai giovani fidandoci di loro
di mons. Alfredo Scaratti

e molto altro...
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