Pensare al futuro della comunità
Da quasi un anno un governo tecnico fa supplenza, anche etica, alla politica italiana e nel contempo cerca di recuperare al Paese credibilità e stabilità economica. Perchè questo? Perchè la politica ha smarrito il senso dell’articolo 54, ovvero il dovere di esercitare le funzioni pubbliche “con disciplina ed onore”. Ciò cui stiamo assistendo – demagogia, qualunquismo, opportunismo – è qualcosa di molto diverso dalla vera politica, che meglio si definisce come un servizio reso alla comunità, che non dà frutti immediati (leggi “elettorali”) ma mira al bene comune, perchè si occupa delle trasformazioni sociali, culturali, demografiche che oggi ci interrogano, valorizzando libertà e responsabilità, promuovendo partecipazione e reciprocità positiva. Il disincanto, spesso tradotto in disaffezione al voto e sterile protesta, non può essere l’ultima reazione a questa crisi di senso che ha investito il Paese: serve un cambio di rotta, un recupero della vera politica cui si accennava poco fa. A chi percorre questa strada, il presidente Acli nazionale Olivero recentemente suggeriva diverse bussole. I partiti, intesi alla De Gasperi, come “l’organizzazione di una buona volontà che ha un certo programma con un certo spirito, che viene da concetti superiori a quelli che possono muovere la vita quotidiana ed è al servizio di una causa”, che sono uno strumento (mai un fine) necessario. Diventa fondamentale ripensare all’idea di laicato espressa dal Concilio Vaticano II: maturo, competente e responsabile, libero da una condizione di afasia e da una mentalità clericale, nonchè autonomo nell’ordinare le cose temporali. Sappiamo che la partecipazione alla costruzione del Regno di Dio è parte della vocazione cristiana, ma è importante ripetere che questa partecipazione si esplica attraverso l’edificazione dalla Città dell’Uomo: è dunque responsabilità dei cristiani non abdicare alla partecipazione politica: anche così prendono a cuore la sfida educativa che la fede chiede. Per fare questo, però, c’è bisogno di un’elaborazione culturale alta e popolare: occorre fecondare le grandi idee del patrimonio cristiano. Il corso Acli di filosofia politica “La città invisibile”, quest’anno alla seconda edizione, rappresenta un piccolo passo su questa via, un di più di pensiero, di politica, di dialogo, di comunità. E` questo il motivo per cui “facciamo” le Acli. Ed è questo il motivo per cui un corso di filosofia politica è un cammino affascinante, ma soprattutto di speranza, per ripensare il futuro delle nostre comunità. Quest’anno ci concentriamo sul ’900: Nietzsche, Schmitt, Levinas, Mounier, Weil, Foucault e Sen. Queste le guide che illumineranno altrettante parole chiave: ideologia, violenza, alterità, persona, sventura, corpo, qualità della vita. Parole esigenti, di cui possiamo riappropriarci se scegliamo di non chiudere occhi e cervello, ma di metterci in gioco. Un percorso educativo, insomma: per conoscere e conoscerci, per indagare e rispondere ai dilemmi del nostro tempo, proprio là dove normalmente acquisiamo scienza ma tralasciamo saggezza. Perchè è ormai sotto gli occhi di tutti che le scienze tecniche sono necessarie, ma non bastano. E perchè è necessario iniziare a sentirci responsabili non solo delle nostre azioni, ma anche di quelle degli altri. Il via è per il 17 novembre con l’ncontro sul tema dell’ideologia. Per informazioni: segreteria Acli (030 22 94 012) o www. aclibresciane.it.