Il 25 aprile il nostro Paese festeggerà 74 anni dalla sua liberazione dal governo fascista e dall’occupazione nazista.
Dal 1946 la si celebra come giornata di festa nazionale, cioè di tutti, perché la festa della Liberazione non ha colore. Non è superfluo per le Acli di Brescia ricordarlo, quando il significato di questa giornata pare oggetto di grossi equivoci, anche tra persone che rivestono ruoli di rappresentanza dello Stato.
Non si celebra la vittoria di una parte d’Italia a discapito di un’altra, nonostante la Resistenza contro il fascismo abbia assunto anche duri connotati da “guerra civile”. Il 25 aprile segna anche il crollo di quella barriera che aveva diviso gli italiani e li aveva condotti a una guerra fratricida. “L’Italia è libera e una, i nostri cuori battono più uniti che mai. Questa è la grande ora della liberazione: ma è anche la grande ora del lavoro”, così scriveva Dino Penazzato, qualche anno prima di diventare presidente nazionale della nostra associazione.
“La grande ora del lavoro” non significava solo assegnare per gli anni a venire un ruolo importante alla classe lavoratrice, ma anche riconoscere che ricostruire l’Italia “libera e una” non sarebbe stata opera da poco.
Oggi non possiamo che riconoscere che quel lavoro non è ancora finito. L’Italia è libera, ma di una libertà provvisoria che si nutre di democrazia. E la democrazia è difficile da compiersi quando il Paese è così diviso e diverso, per occupazione, istruzione e opportunità.
Per mantenere la libertà che stiamo festeggiando in questi giorni, è importante continuare a lavorare sull’uguaglianza e sulla fraternità, ancora lontane da raggiungersi.
Per questo è ancora “la grande ora del lavoro”, anche per le Acli.