Acli, dare lavoro per rigenerare nuova comunità

Lunedì 5 marzo 2012


Da "Il Giornale di Brescia" del 5 marzo 2012

Produrre lavoro, quindi dignità umana, è la condizione indispensabile a rigenerare comunità per ricostruire il Paese. È il filo conduttore della due giorni del congresso provinciale delle Acli. Ieri sono stati eletti i 36 consiglieri provinciali che, tra una settimana, nomineranno presidente e presidenza. Roberto Rossini, attuale guida del movimento, riceve l'investitura alla riconferma quadriennale tanto dagli interventi dei delegati quanto dal presidente regionale e nazionale delle Acli.
Un bel congresso, che garantisce spazio alla base dei circoli, alle dirigenza provinciale, all'inserimento nelle dinamiche nazionali confermato dal leader Andrea Olivero, al legame con la Chiesa bresciana.
Nel complesso emergono i due versanti del pendolo aclista. Da un lato una evidente crescita culturale, che si manifesta in numerosi interventi di livello: capacità culturale e dialettica di un respiro che non è sempre così tranquillo ritrovare nella convegnistica socio-politica. Dall'altro la preoccupazione - esplicitata dalla ruvida e propositiva franchezza del già presidente provinciale Lorenzo Paletti - che le Acli si trasformino sempre più in una notevole agenzia di analisi sociologica e di proposizione di servizi di assistenza di grande livello a scapito della loro originaria vocazione di sindacato sociale di promozione delle realtà più deboli del lavoro.
Paletti incarna un ulteriore dato positivo che attraversa l'assise congressuale: la presenza interessata, coinvolta di ex presidenti provinciali - da Sandro Albini ad Angelo Patti, passando per Imberti e Gaffurini - e di numerosi ex dirigenti. Le Acli sanno essere una grande famiglia, che associa le molteplici esperienze dei suoi componenti.
Tocca ad Andrea Olivero tenere insieme i due aspetti. Forse meno diretto rispetto al franco colloquio personale con il cronista, il presidente nazionale delle Acli dice chiaro e tondo che un tempo è finito per sempre: lo sviluppo drogato degli ultimi decenni non tornerà, è la causa dell'attuale implosione. Bisogna pensare un altro modello di società incardinata sulla giustizia.
Lo sforzo di produrre cultura che si rifaccia al Magistero della Chiesa è finalizzato a non marginalizzare i cristiani nel tempo che viene. Senza che si trasformi in una modalità pilotata da altri per far digerire ai ceti popolari una recessione di vita a vantaggio dei gruppi più forti e strutturati. Nell'affrontare le aspre sfide attuali, quel dna aclista di strumento al servizio della dignità dei lavoratori non solo va confermato, ma rilanciato e rafforzato.
La questione - riprende Roberto Rossini nella replica conclusiva alle sollecitazioni del dibattito congressuale - è che la domanda, e lo stesso accenno di un nuovo modello di sviluppo che non azzeri in nome dell'efficienza e della flessibilità i livelli di tutela del lavoro come elemento essenziale per l'affermazione della persona, si misura con una economia e una finanza che fanno e una politica che non riesce a fare. Se Olivero parla di un quasi suicidio della politica, Rossini raccomanda: la critica non ci impedisca di stare vicino ai partiti. È in gioco la democrazia.
Lo spirito critico associato alla volontà di verità è un apprezzamento che Olivero esplicita nei confronti delle Acli bresciane: «Abbiamo bisogno di voi a livello di Acli nazionali, della vostra capacità di approfondire le questioni e di proporre cammini di innovativa tutela».
Un bel congresso. Aggiunge responsabilità, locali e nazionali, alle Acli bresciane.
Adalberto Migliorati

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La messa con il Vescovo conferma di precisa identità

Alle 8.30 la chiesa degli Artigianelli è stracolma di aclisti e lo rimane fino alla conclusione del canto finale della Messa.
La tensione non è da celebrazione, pur importante, di contorno, ma di momento fondante dell'esperienza aclista.
Mons. Monari viene accolto nel segno del «Adesso ci raccogliamo con Te, Signore, in preghiera: dalla Tua Parola vogliamo ritrovare il senso del nostro riunirci in associazione e nell'Eucarestia che ci accingiamo a celebrare cerchiamo il sostegno al nostro impegno. Tu hai donato al mondo la Chiesa e noi, come parte di questa Chiesa, vogliamo contribuire a realizzare la città dell'uomo nel nostro tempo e in questa società. Oggi davanti a Te, Signore, riconfermiamo la nostra scelta di far parte delle Acli; Ti ringraziamo per i doni che ci hai donato in questi anni e Ti chiediamo, ancora: resta con noi Signore».
Il Vescovo non può che compiacersi per l'impostazione, alla quale chiede di dare seguito nella quotidianità assumendo le specifiche responsabilità dei laici cattolici.
La Chiesa, sottolinea, propone le linee di orientamento che fanno della città dell'uomo un'espressione, sicuramente parziale ma orientata in quella direzione, della città di Dio. Tocca poi ai laici trovare le modalità pratiche, concrete, coerenti ad edificarla. Compreso il fatto che nessuno è portatore di tutte le conoscenze e quindi bisogna praticare la collaborazione, sia tra i singoli sia tra i gruppi.
Un concetto che l'assistente don Mario Benedini, nel suo intervento congressuale, rilancia: la critica alla Chiesa, quando nasce dall'amore, è positiva. Ai laici non è chiesto di essere una sorta di sagrestani di complemento, piuttosto di diventare protagonisti del cambiamento del mondo alla luce dell'insegnamento del Vangelo. a.mi.

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