Articolo Giornale di Brescia sul Convegno sulla disabilità

Domenica 5 dicembre 2010

Sono 2,7 milioni in Italia, 650 milioni nel mondo e i loro bisogni sollecitano a rifondare i servizi. Il 3 dicembre, annuale Giornata internazionale delle persone con disabilità, pone interrogativi che le Acli provinciali hanno approfondito con un invito al confronto. «I diritti dei disabili: facciamoli cadere nella rete!»: questo il tema dell'incontro di ieri nel saloncino di via Corsica, introdotto dal presidente provinciale Roberto Rossini con l'auspicio di un modello nuovo di condivisione dell'impegno e di una organizzazione sociale che sappia mettere al centro le esigenze dei più deboli.
La realtà del bisogno è stata indagata dal patronato Acli, con la diffusione di un questionario tra gli utenti che hanno presentato domanda d'invalidità, focalizzando l'attenzione nella fascia d'età compresa fra 30 e 50 anni. Essere informati sui propri diritti, rapportarsi agli enti che certificano l'invalidità, riorganizzare la propria vita familiare e sociale, collocarsi nel mercato del lavoro, la diminuzione del reddito: sono queste le difficoltà segnalate da Rita Tagassini, direttrice del patronato. Per l'Inps, Graziano Fracassi si è soffermato sulla modesta entità di tante prestazioni assistenziali: qualche risorsa in più per le situazioni di bisogno si può reperire anche in momenti di crisi, ha osservato avanzando l'ipotesi di una tassa di scopo sulle rendite finanziarie. Dall'osservatorio dei servizi comunali, rappresentato da Beatrice Valentini, si può notare una crescita del numero delle disabilità acquisite e delle persone che vivono sole. La legge chiede progetti personalizzati, con il coinvolgimento di diverse competenze in risposta ai bisogni, che sono differenti per i singoli casi. Tra le sperimentazioni in atto, la responsabile del settore comunale per il disagio degli adulti ha segnalato il servizio di consulenza all'autonomia, che aiuta a riorganizzare gli spazi domestici secondo le esigenze delle persone con difficoltà motorie.
Non abbiamo più il Welfare State, ha osservato la presidente dell'Anffas Federica Di Cosimo, ma ancora non è stata realizzata la Welfare Community. Sono passati dieci anni dalla legge 328 ma si resta «a metà del guado», con un investimento per l'invalidità civile pari all'1 per cento del Pil, che rappresenta la metà di quanto si spende proporzionalmente in Europa.
Serve «un cambiamento di mentalità» per favorire il benessere delle persone, che devono essere coinvolte e rese protagoniste. Diffondere la cultura dei diritti umani per tutti, ha aggiunto, diventa tanto più importante in un momento, come l'attuale, di «oscurantismo valoriale».
La cooperazione sociale opera secondo i criteri d'impresa per perseguire il bene della comunità. La sua presenza deve trovare sintonia e collaborazione: Vincenza Corsini, presidente del consorzio Tenda, ha sottolineato la necessità di alleanze per poter costruire una efficace rete di tutela.
Elisabetta Nicoli

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