Da "Il giornale di Brescia" di domenica 7 ottobre 2012
Il ministro della Salute sottolinea che «bisogna migliorare il meccanismo di spesa in omogeneità e trasparenza». La crisi infatti ha portato molti a non farsi curare
In un salone intitolato a Montini, il Papa bresciano, il ministro della Salute Renato Balduzzi non poteva non iniziare il suo intervento, ieri, sottolineando che quella del mondo del volontariato, dell’universo della cooperazione, delle articolate e composite anime del Terzo Settore altro non sono che una storia che continua da parte della Chiesa. E che il Servizio sanitario nazionale non sarebbe riconoscibile «con gli standard di qualità complessa che ne fanno uno dei migliori al mondo, senza il ruolo attivo e concreto del volontariato». Ma c’è un rischio. Ed è quello, rievocato dal titolo dell’incontro a palazzo san Paolo, che la salute sia un diritto per tutti. I ticket, ad esempio. «Il governo sta lavorando all’obiettivo dell’equità, dell’omogeneità e della trasparenza, tenendo conto nella loro applicazione, della situazione economica delle persone - ha detto il ministro -. Un sistema che deve essere migliorato a breve, altrimenti dal primo gennaio 2014, quando entreranno in vigore i rincari previsti dalla manovra Tremonti dell’estate 2011 che prevede introiti di due miliardi di euro, i costi diventeranno insostenibili per la maggior parte degli utenti del servizio sanitario nazionale. Con due conseguenze, altrettanto drammatiche: da una parte, la rinuncia alla cura da parte di chi non ce la fa con esiti drammatici in termini di aggravamento di malattie, in particolare di quelle croniche. Dall’altra, il ricorso alla sanità a basso costo, perchè costameno del ticket, con pericoli per la salute. Da aggiungere, nella confusione che si potrebbe creare, anche le difficoltà del Servizio sanitario, perchè senza gli introiti della compartecipazione alla spesa derivanti dai ticket, perderebbe il proprio equilibrio perdendo di fatto quel primato di servizio tra i migliori al mondo che gli è riconosciuto da organismi quale l’Organizzazione mondiale della sanità». Dunque, per Balduzzi la «compartecipazione alla spesa va migliorata». I margini, secondo lui, ci sono. «Siamo stati accusati di aver tagliato i servizi con i provvedimenti della spending review. Nulla di più falso. Abbiamo tracciato linee operative per ridurre inefficienze e sprechi, non per tagliare. Se si segue questa procedura, i servizi verranno riorganizzati in modo tale da utilizzare in modo migliore le risorse. Non a caso, nel decreto sanità abbiamo previsto una riorganizzazione delle cure primarie. Un primo passo necessario».
Anna Della Moretta
Il volontariato ha un peso decisivo nell’assistenza
«A noi interessa la sanità di tutti» ha sottolineato Michele Busi, presidente dell’Associazione «Città dell’uomo» nell’introdurre gli interventi di alcuni esponenti della galassia del mondo della sanità e del volontariato ieri, presente il ministro della Salute Renato Balduzzi. Alcuni dati, snocciolati da Urbano Gerola, hanno sgomberato il campo da fraintendimenti rispetto alla consistenza del mondo del volontariato di ispirazione cattolica grazie al quale molti servizi ci sono, e continueranno ad esserci. Qui, ma anche in Africa, in America Latina, in Estremo Oriente. In quell’universo della cooperazione che vede la nostra città ai primi posti delle classifiche per generosità, non necessariamente, e non solo, di carattere economico. Sì, perchè serve una generosità profonda, d’animo, per mettere in gioco la propria vita e condividerla con chi ha voglia e bisogno di crescere, senza averne gli strumenti. I dati: nel Bresciano ci sono cento organizzazioni di volontariato che si occupano di ammalati; quaranta che ruotano intorno all’Ospedale Civile; ottanta che si occupano di trasporto sanitario e un altro centinaio tra Avis, Ant ed Associazioni varie. «In questa compagine, viviamo sulla nostra pelle la sensazione che chi ci governa abbia poca attenzione verso il mondo del volontariato» ha aggiunto Gerola, ricordando questioni «calde» quali quelle della continuità assistenziale ospedale-territorio, salute degli immigrati («per la quale - ha assicurato il ministro - è pronto un documento di indirizzo per uscire dalle interpretazioni arbitrarie»), defiscalizzazione per le famiglie che hanno un disabile che richiede assistenza. Ma esiste anche il «nervo scoperto» del mondo della cooperazione e dei bisogni dell’assistenza domiciliare che - come ha detto Menni - «richiedono regole chiare per evitare che, in carenza di risorse, si abbassi sempre più la qualità dei servizi ai cittadini».