Di corsa per 18 piani sulla torre condannata

Mercoledì 29 giugno 2011

Una corsa contro il tempo, contro gli avversari e contro la forza di gravità. È il «Vertical Race», gara che consiste nel salire le scale di un edificio nel più breve tempo possibile e che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo. La più celebre è certamente la cronoscalata dell'Empire State Building di New York, ma anche Brescia da tre anni ha la sua corsa «dalla terra al cielo», che ieri ha inaugurato la festa dell'acli di San Polo, dedicata quest'anno al 150 esimo anniversario dell'Unità d'Italia e intitolata «Uniti per unire: la comunità che genera coesione».
L'obiettivo era scalare i 18 piani della Torre Tintoretto, percorrendo i 400 gradini che separano il piano terra dal tetto dopo aver percorso i 150 metri che separano il piazzale antistante la sede dell'acli di San Polo dai piedi della torre. Un appuntamento organizzato dall'Unione sportiva acli in collaborazione con Brescia Running e l'Associazione italiana cultura e sport, e che ha richiamato 41 atleti provenienti anche da fuori provincia (due bergamaschi e un piccolo gruppo di milanesi), segno che il nome della corsa comincia a a farsim conoscere.
I partecipanti, divisi in categorie, sono partiti ad intervalli di trenta secondi, in modo da assicurare che le scale fossero libere al momento del passaggio di ogni atleta. Al termine della gara, quattro sono stati i vincitori, uno per ogni categoria: tra gli uomini, Luca Jabczynski ha vinto nella categoria 18-30 anni con il tempo di 2'58'', Giovanni Barbò dell'Atletica Paratico si è aggiudicato la prima posizione per la categoria 31-49 anni con il tempo di 2'22'' (è anche il vincitore assoluto della corsa), mentre Massimo Boldini è arrivato primo tra gli Over 50 fermando il cronometro a 2'26''.
TRA LE DONNE (due sole le partecipanti) ha vinto Ines Seramondi dell'Atletica Bedizzole con il tempo di 3'55''. La scelta della Torre Tintoretto non è stata casuale: da tempo si parla del possibile abbattimento di questa e delle altre due palazzine di San Polo, spesso indicate come simbolo di degrado. Ma acli vuole rimettere a fuoco il dibattito sulla questione, come ha spiegato il presidente provinciale di Us acli, Dino Botti: «L'intento è richiamare l'attenzione sulla Torre, perché si valuti seriamente se sia opportuno abbatterle o meno. Il problema non è l'edificio, ma la composizione delle famiglie che vi abitano: se si concentrano molte persone disagiate nello stesso quartiere, è inevitabile che si creino difficoltà. E spostare tutte le famiglie in un edificio posto in un'altra zona della città non risolverebbe nulla - ha commentato Botti -: si sposterebbe il problema senza risolverlo».
All'interno dell'acli di San Polo esiste un comitato che, in collaborazione con altre associazioni, si occupa di monitorare l'edificio, per individuarne problematiche e possibili soluzioni. La posizione degli aclisti è di forte perplessità per quanto riguarda l'abbattimento della Torre Tintoretto – vista come un inutile spreco di soldi, soprattutto se l'edificio venisse sostituito da uno del tutto simile -, e di apertura alla possibilità di spostamento di alcune famiglie in altri quartieri della città, per inserire i nuclei famigliari disagiati in realtà già consolidate: questo, secondo acli, potrebbe favorire l'integrazione delle fasce più deboli.

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