[52] Non possiamo dimenticare che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietà […]; l’inequità diventa sempre più evidente. Bisogna lottare per vivere e, spesso, per vivere con poca dignità.
[53] oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. […] Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte […] Come conseguenza di questa situazione , grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive […]
(“Evangelii Gaudium”, Papa Francesco)
Dedichiamo la festa dei lavoratori di quest’anno a quanti si impegnano, nelle associazioni, in parlamento, nei partiti, nelle imprese, nei sindacati, nella scuola e nell’università, sul lavoro, nella società, per rendere il lavoro meno precario e più dignitoso ed a quanti stanno vivendo la drammatica mancanza di lavoro od un lavoro precario e poco dignitoso.
Da qualche anno la festa del lavoro e dei lavoratori è sempre più triste. Dall'inizio dello scoppio della crisi ogni anno è il peggiore; ogni anno si registra un record negativo nella disoccupazione. Oltre alla fatica di rimanere od entrare nel mondo del lavoro, si affianca la costante regressione delle tutele e della condizione generale dei lavoratori, come dimostrato, da ultimo, dai casi Electrolux e Nestlé. È chiaro che il lavoro è sempre più sotto attacco, è evidente come il lavoro sia sempre più una variabile dipendente del sistema economico. Produttori e rivenditori si contendono sempre meno clienti, il che determina una concorrenza feroce, che si traduce in una continua tensione alla riduzione dei prezzi. Per averli sempre più bassi ed inseguire il profitto, si riducono i costi, in primis quello del lavoro. Ci chiediamo se il problema sia la ribadita “assenza di flessibilità”: ci sembra che le imprese non assumano, od assumano meno, non tanto per i vincoli che si trovano ma, più semplicemente, perché l’economia è bloccata e di lavoro ce n'è poco.
Nel nostro Paese, a proposito dell’ennesima riforma del lavoro, si sta ponendo l’accento quasi esclusivamente sul versante delle regole e della tassazione, come ad esempio il cuneo fiscale. Certo, il nostro cuneo fiscale è uno dei fattori di svantaggio ma, se non si metterà mano anche ad altri fattori difficilmente torneremo ad avere crescita dal punto di vista occupazionale. La competitività di un sistema produttivo, però, non riguarda solo le norme o i salari, ma è garantita dalla maggior efficienza del sistema-Paese, che passa dal costo dell’energia, dall’efficienza della giustizia civile e della burocrazia, dai tempi dei pagamenti della pubblica amministrazione e tra imprese private, dal nodo del sistema bancario-creditizio, dal problema delle reti ed infrastrutture - sia materiali che immateriali, pensiamo alla questione della banda larga - dal sistema della ricerca ed innovazione, attraversando il sistema scolastico-universitario, per arrivare al nodo tassazione.
Crediamo che occorrano lavoro, attenzione ed impegno costanti e quotidiani; servono nuove idee, è necessario uscire da un contesto e da un sistema economico che è sempre quello e che pare indiscutibile, con il duplice obiettivo di tornare ad un lavoro “buono e dignitoso” e che questo sia per il maggior numero - auspicabilmente sempre crescente - di persone.