Festa della Liberazione: appello ai giovani perché lottino con speranza contro il declino

Mercoledì 24 aprile 2013
In occasione del 68° anniversario della Festa della Liberazione, anche le Acli bresciane sottoscrivono l’appello ai giovani dei Partigiani Cristiani (presieduti da Giovanni Bianchi) e del presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico.

L’appello ricorda che ci prepariamo alla giornata del 25 Aprile per ricordare i sacrifici e le speranze con cui superammo la terribile crisi della nostra identità nazionale con il cuore pieno di angoscia e di timore.

Vediamo la nostra Patria in un momento di grande difficoltà per una crisi economica che è causa e conseguenza di una crisi sociale e di una crisi politica. Sembra che la politica, la politica vera, la politica buona, sia oscurata da una nube di rabbia e di discordia che non sappia dare risposta ai drammatici interrogativi che ciascuno si pone. E persino il ricordo della capacità di ribellarsi alla ingiustizia ed al degrado della persona umana e della vita civile, che fu la virtù italiana nei momenti drammatici della guerra e della occupazione straniera, appare lontana ed impossibile. Così muore la memoria e con essa la speranza.

I Partigiani Cristiani e le ACLI si rivolgono ai giovani italiani, a tutti i giovani italiani, per spronarli a non perdere la speranza, ad operare con coraggio, non solo in difesa dei valori sui quali i nostri Padri hanno ricostruito il volto e la dignità della nostra Patria, ma anche per lottare contro il declino, prima civile, poi anche politico ed infine economico e sociale.

Questo è un anno pieno di significati e di presagi. E' l'anno dossettiano, nel centenario della nascita, di un testimone che fu un capo della Resistenza, un fondatore della Costituzione, la più bella del mondo, un maestro del pensiero cristiano, ispiratore di libertà e di fraternità. E' l'anno del 70° anniversario del Codice di Camaldoli, il programma che, studiato e preparato clandestinamente nella Università e nelle Associazioni cattoliche, avrebbe ricostruito il nostro paese. Ed è soprattutto il 70° anniversario di quell'anno in cui gli italiani si ribellarono alla ingiusta sopraffazione che offendeva la nostra coscienza civile e cristiana. L'anno dei ribelli per amore. Non per vendetta, non per una volontà di guerra, non per settarismo, ma per amore.

Essi avranno il compito di tenere viva la memoria di quei valori che ci aiutarono ad uscire dall'abisso e di ritrovare quel coraggio che ci permise di salvare l'Italia contro ogni speranza.

Per quanto sia pesante oggi il disamore per la politica trista, per quanto drammatiche siano le condizioni del lavoro, per quanto possa essere paralizzante la sfiducia, per quanto sia scandalosa l'assenza dei cristiani, nulla è perduto se non viene meno la speranza ed il coraggio.

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