Forza, Italia

Mercoledì 3 agosto 2011
Un pensiero di mezza estate...

Franco Battiato si è esibito a luglio nella nostra amata piazza della Loggia. Un concerto ordinato: il pubblico, di tutte le età, educatamente applaude al termine di ogni pezzo. Solo in due casi s'interrompe questa cortesia con ampi boati e alzate in piedi. E lo è quando in Povera patria dice dei governanti (“quanti perfetti e inutili buffoni”) e del Presidente del Consiglio (“Che male c'è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello Stato? Non ci siamo capiti, e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti? Che cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro? La giustizia non è altro che una pubblica merce…”). Quest'ultimo pezzo s'intitola Inneres auge, così, in tedesco. E – dice l'autore – fa riferimento al “terzo occhio”, quello interiore, quello che ti consente di intuire l'aura della persona, il cuore o lì vicino. Potremmo concluderne che gli italiani, perlomeno quelli presenti, non si sono fatti alcun riguardo istituzionale a giudicare, col loro terzo occhio, questa classe dirigente come insopportabilmente incapace e viziosa. Solo pochi mesi fa questa “rivolta di giudizio” ci avrebbe stupito. Non so se si tratti di quell'ira civica di cui parla Flores d'Arcais, quella “che cresce di ora in ora contro un’intera classe politica che oscilla tra inettitudine e ruberia, abissale incompetenza e spudorata criminalità?”. Quella che ha fatto iscrivere in poche ore 300mila cittadini ad una pagina Facebook che descrive le vergogne e i privilegi della Casta, dal barbiere gratis, alle pensioni, all'immunità contro le indagini. Quella stessa che si è lamentata per l'accanimento contro i fondi per la non autosufficienza, le pensioni, i ticket, le autostrade e il prezzo della benzina. Quella stessa che chiede si abbia il coraggio di colpire le transazioni finanziarie e d'introdurre una seria patrimoniale per i più ricchi. Non sappiamo. Certo è molto vicina al sentimento dell'ira.

Magari ha ragione Montanelli, quando affermava che gli italiani sono tolleranti verso il peccato ma non verso il vizio. Quello si paga. Puoi permetterti qualche privilegio, puoi anche peccare. Ma non devi abusare, non devi trasformare il privilegio in stile di vita, non puoi permetterti di “vivere altrove” quando i problemi quotidiani friggono le vite dei lavoratori e delle famiglie. Questo no. Questo provoca l'ira. Non si capisce ancora dove porterà questo repentino cambiamento d'opinione, a quali esiti politici. Ma certo ci piacerebbe non si fermasse ad un applauso emotivo ormai a scena aperta. Perché in questo modo l'esito non sarebbe altro che la fortuna di nuovi Savonarola moralisti e falsamente bacchettoni, bravi a predicare ma incapaci di gestire la cosa pubblica. Dobbiamo sforzarci, come associazioni, partiti e sindacati, a star vicino a chi elabora proposte politiche in grado di trasformare l'ira cattiva in ira buona, in forte volontà politica di tagliare privilegi e contemporaneamente di offrire una possibilità a chi si dà da dare. L'Italia ha capacità residue straordinarie, le vediamo in tante piccole iniziative virtuose (e non viziose) che presto porteremo a conoscenza di tutti. Ce la facciamo a valorizzarle? Verrebbe da dire forza, Italia, se qualcuno non avesse già abusato anche di questa spontanea espressione.

 

Roberto Rossini

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