Elogio delle lavoratrici e dei lavoratori essenziali
Pierangelo Milesi, Presidente ACLI provinciali di Brescia
Il lavoro è il lavoro. A Brescia è così. Eppure in queste settimane dure, tutti noi - chi senza lavoro, chi in smart working, chi in ferie forzate, chi in quarantena, chi in Fis - abbiamo apprezzato che c’è lavoro e lavoro. Soprattutto abbiamo rimescolato e forse ribaltato la “classifica” dei lavori. Superflui, accessori, essenziali, importanti, taluni forse poco utili, tutti dignitosi se umani, ognuno con il proprio codice Ateco. Ci sarà tempo, speriamo, per rifletterci e per ridefinire le priorità anche nelle attività economiche.
Una cosa però è chiara: c’è un lavoro feriale, ordinario, spesso nascosto e certamente poco valorizzato, che drammaticamente abbiamo riscoperto essere essenziale. In realtà si tratta di molteplici lavori particolari, ma in generale potremmo dire che sono tutti quei lavori che si prendono cura della persona umana, che stabiliscono un contatto diretto o indiretto di servizio e di cura alla persona, che è centrale. La centralità della persona non è un semplice slogan da sbandierare, ma un criterio operativo e uno stile di lavoro da riaffermare con forza.
Nel mezzo di una ancora drammatica emergenza sanitaria e nella consapevolezza di essere già in un “cambiamento d’epoca” della dimensione economico-produttiva, credo sia doveroso esplicitare stima e riconoscenza alle lavoratrici e ai lavoratori essenziali. In questa congiuntura abbiamo certamente visto - e taluni sperimentato - l’essenzialità di medici, infermieri e operatori sanitari. I media hanno giustamente dato ampio risalto al loro lavoro e Brescia ha generosamente risposto all’appello di sostenerne il difficile compito. Ci sono altresì operatrici e operatori che stanno mostrando impegno e spirito di sacrificio encomiabili in molteplici servizi che rappresentano concretamente il bene per molte famiglie delle nostre comunità e al contempo esprimono pienamente il legame profondo tra i principi di solidarietà e sussidiarietà cari alla Dottrina sociale della Chiesa e tra i capisaldi della Costituzione italiana.
In questo momento drammatico abbiamo constatato come il tema della cura alla persona possa divenire problematico, sottoposto a stress ed essere persino messo in discussione. Perciò mi pare doveroso esprimere un elogio corale e una vicinanza concreta a tutte le persone che operano in quei presidi sanitari, socio-sanitari, sociali, educativi e caritativi (dagli educatori nelle scuole alle farmacie, dalle rsa ai centri per le persone con disabilità, dagli addetti alle pulizie, alla raccolta rifiuti e al decoro urbano alla ristorazione collettiva, dagli assistenti domiciliari alle colf ...e l’elenco sarebbe troppo lungo) che rappresentano un patrimonio inestimabile di cura a chi è più fragile e vulnerabile. Sono i servizi che integrano il sistema sanitario e socio-sanitario: decine e decine di strutture di servizi alla persona gestite in larga misura da realtà del Terzo settore, donne e uomini coinvolti nell’assistenza a domicilio degli anziani, dei disabili, delle persone con problemi di salute mentale e tossicodipendenze, delle donne sole con figli a carico, dei minori, dei migranti, dei senza fissa dimora e di una serie di nuovi poveri che in questi giorni stanno emergendo. L’emergenza sanitaria sta avendo un impatto drammatico sull’intero settore. Secondo i dati di Confcooperative Brescia, in alcune realtà si sono raggiunte punte dell’80% di operatori impegnati nell’assistenza domiciliare risultati positivi al coronavirus o in quarantena e punte del 50% in alcune strutture socio assistenziali. Il lavoro di servizio alla persona rappresenta un valore comunitario altissimo, essendo una vocazione per il bene dell’altro: perciò questo settore dovrà essere sostenuto dalla comunità intera, magari anche attraverso l’aiuto della generosa offerta dei bresciani per questa emergenza.
Le Acli bresciane ringraziano tutte le persone che si spendono e danno testimonianza di come la parabola del buon samaritano si attualizzi ogni giorno all’interno delle nostre case o delle strutture di assistenza. Nell’incoraggiare tanta dedizione, le Acli fanno appello perché le Istituzioni preposte sostengano queste lavoratrici e lavoratori, operatrici e operatori, volontarie e volontari: oltre a riconoscere la loro attività come essenziale, è necessario creare le condizioni perché possano operare in sicurezza, con dispositivi adeguati di protezione. I servizi essenziali alle persone più fragili e vulnerabili sono fondamentali come tutti gli altri servizi sanitari. Avvertiamo la delicatezza e l’importanza della posta in gioco. Il Terzo settore, il mondo della cooperazione o del volontariato e il lavoro a domicilio sono parte insostituibile di un welfare sempre più comunitario, nel quale la qualità della cura esprime anche la qualità delle relazioni. Un tesoro cui Brescia non può rinunciare, proprio nel tempo della cura.