La centralità della persona è anche la centralità dei suoi legami

Giovedì 16 ottobre 2014

Le Acli bresciane sul Sinodo sulla famiglia

 
In questi giorni è in corso a Roma la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che affronta le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. Si tratta di una grande occasione di vero ascolto, confronto e dialogo che i Padri sinodali sembrano voler cogliere a pieno. Almeno da quanto si desume dalla relazione del card Peter Erdo dopo la prima settimana di lavori, che recepisce con ancora più chiarezza e con più forza della relazione iniziale la linea e il "tono" pastorale che è venuto prevalendo in aula.
 
Noi, Acli di Brescia, condividiamo la rappresentazione della realtà che i padri sinodali hanno fin’ora elaborato nella loro discussione attorno al tema della famiglia e che, per quanto ci riguarda, deriva dalla vicinanza con le problematiche, le gioie e le sofferenze che quotidianamente ci è dato di osservare e che qui sinteticamente riprendiamo.
 
Anzitutto osserviamo una pluralità di forme di unione che deriva dalla complessità dei destini umani e dalle variabili esterne che premono. Attraverso i nostri sportelli, i nostri circoli, le comunità in cui siamo inseriti osserviamo un universo di scelte delle persone che si formano attraverso situazioni in cui si mischiano desideri, volontà e speranze, così come tragedie, sofferenze e assenze. Noi cristiani di fronte a questi casi, e a maggior ragione verso questi casi che molto spesso sfociano nella povertà e nella tragedia, non possiamo semplicemente limitarci a giudicare. In tutti i casi, famiglie regolari comprese, osserviamo manifestarsi una fragilità del legame che non di rado sfocia in una malattia del legame. Se ben conosciamo le matrici, soprattutto culturali, di questa deriva, rimane però il fatto di come sia necessario essere fermi proprio verso queste tendenze ideologiche, ma altrettanto misericordiosi verso le persone.
 
La realtà, anche quella delle persone, precede qualunque idea di realtà che gli uomini sono in grado di interpretare. In tema di relazioni umane, la realtà ci obbliga a non poter semplicemente classificare le diverse unioni tra persone sotto lo stesso tetto sulla base della somiglianza al modello che - anche noi - reputiamo l'unico a poter essere definito famiglia. In altre parole l'unione stabile e consacrata tra un uomo e una donna è ciò che – anche solo a titolo storico – può legittimamente chiamarsi famiglia. Ma tutto ciò che non rientra in questo modello non può semplicemente chiamarsi “non famiglia”, non merita di essere derubricato come irregolarità, non può essere ridotto ad un'unica e indifferenziata condizione, altrimenti rischiamo – anche noi – di proporre un'ideologia, quella della famiglia.
 
D'altra parte è la centralità della persona il principio: di ogni persona, insieme alla scelta di legame che essa compie o subisce. Noi cristiani di fronte a questi casi – e molte volte diretti protagonisti di questi casi – ci rendiamo conto di come la Chiesa possa essere motivo di consolazione e di speranza per ogni storia, anche per chi ha compiuto o subito scelte che al momento non sono in linea con la Dottrina. Di fronte a situazioni tanto diverse, è difficile pronunciare una parola unica e proporre una soluzione di valore universale per tutti. Una Chiesa che accompagna le diverse situazioni, che si fa dialogo, che offre piena accoglienza ci parrebbe una Chiesa che accetta di stare nella realtà, nella storia, con la propria identità, con la propria storia, senza complessi di superiorità o inferiorità, sapendo che Cristo è centro e guida della storia.
 
Per questo riteniamo sia giunto il momento perché dall'assise dei nostri Pastori siano dati chiari segnali di apertura alla diversità delle situazioni, anche esprimendo una parola di mitezza verso quelle situazioni che appaiono più lontane dalla tradizionale dottrina cristiana in merito alla famiglia. Se vogliamo stare nel mondo, non possiamo limitarci a dichiarare dei principi senza pensare a tutto ciò che può mediare l'incontro con la Buona Novella, che è disponibile a tutti, indipendentemente dal legame al quale si appartiene. Oggi compito essenziale è allora la formazione della coscienza, nel dialogo diretto tra il fedele e la chiesa locale a cui appartiene, che è in grado di recuperare all'incontro col divino ogni situazione umana.
 
 
 
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