Le Acli bresciane in merito ai nuovi 22.000 “punti azzardo” previsti dalla legge di stabilità
Siamo sconcertati. Abbiamo l'impressione che - ancora una volta - lo Stato agisca con logiche ragionieristiche, andando contro la necessaria tutela dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli. Da alcuni anni la società civile e moltissime istituzioni (l’ASL, molti Comuni, tra cui il Comune di Brescia, e la Regione Lombardia) stanno duramente combattendo contro il proliferare del gioco d’azzardo: nel solo anno solare 2014 gli italiani hanno “legalmente” giocato ben 84,5 miliardi di euro, cifra che fa impallidire qualunque manovra finanziaria. Gli esiti – che inutilmente ripetiamo da anni – sono sempre gli stessi: il manifestarsi di fenomeni come la dipendenza da gioco (una patologia certificata per la quale la collettività investe in cure e terapie) che continua a distruggere migliaia di famiglie.
Insieme a molte altre associazioni del Terzo Settore stiamo celebrando in questi giorni la settimana contro la povertà. E proprio uno dei temi su cui si sta riflettendo è la ludopatia: i dati, anche per la sola Lombardia, evidenziano che i giocatori patologici sono ormai 44mila. Una platea dalla quale lo Stato ricava risorse in concessioni e tasse. Forse è per questo che il Governo inserisce nella Legge di stabilità la messa a bando di altri 22.000 «punti azzardo», cioè sale giochi e spazi pubblici dedicati.
Da anni ci stiamo battendo assieme a tante altre realtà – comprese realtà istituzionali - per limitare un fenomeno che causa povertà e disperazione. Per questo proviamo sconcerto nel prendere atto che lo Stato viaggia in direzione opposta. Si potrà ancora invertire questa deriva?