La storia si fa sul territorio

Sabato 29 ottobre 2011

La storia si fa sul territorio

«Una proposta alternativa all'esistente», questo il messaggio forte lanciato ieri sera alla Pace in occasione del primo dei quattro appuntamenti - «Generare storie bresciane. Nomi e volti che hanno reso Brescia un modello nazionale» - che danno forma alla 15ª edizione del corso interassociativo promosso da una ventina di associazioni cattoliche bresciane, con il patrocinio dell'Ufficio diocesano di pastorale sociale e della Cdal, in collaborazione con l'Istituto Sturzo.
La serata, partecipata, è introdotta dal presidente delle Acli Roberto Rossini, che subito mette in rete la cittadella dei cattolici con la passione per la città tutta; la storia, a cavallo tra Ottocento e Novecento, del modello riuscito del privato sociale di beneficenza con l'elaborazione di un grande progetto politico, terza via tra il capitalismo e il socialismo prima, il marxismo poi. Dopo un video che riassume vicende e personaggi bresciani di quella intensa stagione, si confrontano sulla complessa questione il giornalista Rai Pierluigi Ferrari e lo storico Paolo Tedeschi.
Emerge, appunto, che la fedeltà al Magistero millenario della Chiesa, ieri come oggi, passa attraverso la capacità di elaborare proposte innovative e tramutarle in un modello sociale praticato e vincente. Le analogie con lo ieri sono tante, ma ancor più le diversità. Nell'Ottocento si trattava di inventare ciò che non c'era: un sistema pensionistico, un sistema di sicurezza e di assistenza, un sistema scolastico, le società di mutuo soccorso, le banche di credito cooperativo, l'ingresso delle donne nel lavoro, l'accesso alla casa, l'allargamento dei consumi... Il consenso derivò dal fatto che, pur attraverso faticose conquiste, il modello funzionò: distribuì dignità e benessere al popolo.
Oggi si tratta di uscire da un sistema che vede in crisi la capacità di autoalimentarsi del modello capitalista e la tenuta dello stato sociale di matrice socialista. Torna l'urgenza di una terza via cattolica che superi smarrimenti comportamentali e confusione ideologica. Una terza via che ha bisogno tanto di un rinnovato patto di cittadinanza quanto di uno strutturato progetto politico. Anche perché la crisi dei partiti di inizio Novecento portò all'avvento del fascismo e l'attuale delegittimazione della politica, abbinata ad una crisi strutturale che si traduca in una pesante riduzione dei tenori di vita, potrebbe sfociare nella fine traumatica della democrazia occidentale affermatasi dopo il conflitto mondiale che ha spezzato il secolo breve.
Pierluigi Ferrari e Paolo Tedeschi evidenziano il contributo fondamentale di grandi figure carismatiche come Montini padre, Tovini, Piamarta, Bonsignori, Tadini, Bevilacqua, Pellegrini, Gaggia, Bazoli, Gitti, Longinotti... e sottolineano con forza che hanno potuto affermarsi perché Brescia offriva un terreno fertile, culturalmente ed organizzativamente. E questo è dimostrato dalla miriade di sacerdoti, sindacalisti, donne che hanno fatto la storia di Brescia sul territorio.
Importante un ulteriore elemento: il movimento cattolico, a cavallo di Ottocento-Novecento seppe attrarre consensi e solidarietà concrete, trasversali ai ceti sociali di appartenenza, perché offriva la testimonianza di sapersi occupare del singolo nel bisogno. Di fronte alla solitudine dell'individuo della società postmoderna in fallimento, c'è un analogo progetto di tutela e quindi di appartenenza?Il convegno identifica le ferite di oggi e dichiara un impegno in cerca d'autori.
Adalberto Migliorati

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