Le Acli bresciane in campo contro il gioco d’azzardo

Martedì 21 gennaio 2014

Da "Il Giornale di Brescia" di martedì 21 gennaio 2014

Le Acli bresciane in campo contro il gioco d’azzardo
Il presidente Rossini: «Impegnati nel contrasto alla ludopatia»

 Le Acli bresciane da tempo stanno lavorando in questa direzione. Il Consiglio provinciale ha deliberato già nel giugno 2011 il divieto che nei bar dei circoli Acli della nostra provincia siano presenti apparecchi elettronici per il gioco d’azzardo. Inoltre da anni Lega Consumatori (associazione in difesa dei diritti dei consumatori della famiglia aclista), denuncia questo vergognoso fenomeno, che colpisce soprattutto le fasce deboli della popolazione, a cominciare da pensionati e da disoccupati.
Negli ultimi mesi per fortuna la maggioranza sta prendendo consapevolezza delle pesanti conseguenze sociali che il gioco d’azzardo fa ricadere sulle famiglie italiane.
Le Acli hanno aderito con convinzione alla campagna nazionale «Mettiamoci in gioco», che vede in campo numerose associazioni e i Comuni aderenti al «Manifesto dei sindaci», in appoggio alla legge di iniziativa popolare per la quale si stanno raccogliendo le firme. Si sta cercando di arginare il fenomeno con i pochissimi strumenti legislativi che gli enti locali hanno a disposizione. In campo anche la Regione Lombardia che ha da poco approvato con voto bipartisan una legge contro la ludopatia, che tuttavia è ancora in attesa del regolamento attuativo.
«Per questo - ha esordito Roberto Rossini, presidente provinciale Acli nell’incontro che ha preceduto il Consiglio provinciale nella sede di via Corsica - siamo particolarmente impegnati su questo fronte, per stigmatizzare il gioco d’azzardo e parlare di vera e propria dipendenza, una nuova malattia, una grave patologia che si va diffondendo nel nostro Paese, la ludopatia». «Oggi - ha annunciato il presidente di Lega consumatori Acli, Fabio Scozzesi - crescono i fatturati del gioco d’azzardo con oltre 90 miliardi di euro annui, ma anche i costi sanitari, sociali, relazionali e legali della sua diffusione. L’Italia è il primo paese al mondo per spesa pro-capite dedicata al gioco, con 350mila slot machines legalizzate e ben 50mila videolottery che ingoiano anche banconote da 100 euro alla volta».
Nel 2004 il totale delle giocate ha raggiunto i 25 miliardi di euro restituendo allo Stato il 29,4% pari a 7,3 miliardi. Nel 2012 si è passati a 94 miliardi ma le entrate fiscali sono rimaste presso che invariate. Questo fa capire quanto sia appetitosa la torta del gioco d’azzardo. «Purtroppo - ha continuato Scozzesi - c’è sempre qualche mano non certo anonima che vorrebbe castigare i Comuni che lottano con il gioco d’azzardo e la criminalità organizzata».
Ora, viste le gravi conseguenze, una riflessione s’impone. Un’azione di civiltà s’impone. A partire da una rigorosa disciplina nazionale. Per continuare con una altrettanto severa regolamentazione dei locali pubblici. Per finire con efficace prevenzione ed educazione rivolta ai giovani e cura dei «malati». Il quadro delle patologie, dipinto dallo psicologo dello Smi Acrobati, Claudio Agosti, interessa una larghissima fascia d’età che va dai 19 ai 70 anni. Il servizio che il privato sociale gestisce si basa su cinque sportelli distribuiti sul territorio bresciano dove gli specialisti seguono le dipendenze in generale, da un paio d’anni anche le ludopatie.


Wilda Nervi

 

 

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