Le Acli bresciane continuano a seguire con apprensione l’instabile situazione in Siria e nel Medio Oriente. Consapevoli della gravità della situazione internazionale, teniamo alta l’attenzione e la volontà di impegnarci per la pace nel mondo intero, come ha spronato a fare Papa Francesco in occasione della giornata di digiuno e preghiera dello scorso 7 settembre.
Le Acli valutano positivamente gli sviluppi sul caso siriano emersi nei giorni scorsi, che hanno aperto la strada alla diplomazia e all’Onu; condividono la posizione espressa dal Governo italiano di non coinvolgere l’Italia in questa nuova avventura al di fuori di un mandato Onu, negando l’uso delle basi militari alleate sul territorio nazionale per questo conflitto.
Le Acli aderiscono convinte all’appello del Papa ai fedeli e agli uomini di buona volontà: mai più la guerra, perché la guerra chiama guerra. Negli ultimi decenni abbiamo subito, spesso rassegnati e impotenti, molte scelte a favore della guerra, che è stata definita in vari modi: umanitaria, lampo, giusta. Anche questa volta ci si è resi conto che la guerra non è mai indolore. Basti pensare alla situazione lasciata in quei Paesi dove si è intervenuti: Iraq, Afghanistan, Kosovo, Libia, Somalia. Proviamo a chiederci quante tragedie sarebbero state evitate se si fossero attivati percorsi di pace anziché delle guerre.
Il futuro dei siriani non può essere pensato con strumenti già visti in altri conflitti. In questo deve farci da monito la Bosnia, che pochi giorni fa le Acli hanno visitato a 20 anni dal tragico conflitto dei Balcani attraverso l’iniziativa “Percorri la pace”. Non vanno create divisioni territoriali su base etnica o religiosa, ma va garantito a tutti il diritto di cittadinanza, favorendo percorsi di “convivialità delle differenze”. Solo così si possono riconciliare le comunità.
Le Acli hannogioito della grande adesione e presenza per la preghiera in Piazza San Pietro. Così, come siamo uniti in preghiera con il nostro Vescovo Luciano per dire che “la violenza non può trovare dentro di noi connivenze nascoste. La violenza è per sua natura impotente a edificare un ordine di giustizia e di pace. (…) Se vogliamo che la preghiera sia autentica, che non sia solo una scelta tattica o una confessione di debolezza, bisogna che sia unita a una decisione effettiva di evitare la violenza in tutte le sue forme. Bisogna che ciascuno di noi rientri in se stesso, scopra dentro di sé tutte le radici della violenza, cerchi di comprenderne e di distruggerne le motivazioni e si impegni quotidianamente a costruire rapporti di dialogo, di collaborazione con gli altri”.
Le Acli bresciane si impegnano a preparare la pace promuovendo una cultura di pace nei circoli e nelle nostre comunità parrocchiali, nelle scuole, nelle strade, nei luoghi di lavoro, nella politica. Preparare la pace significa anche avere attenzione al tema delle armi, settore industriale per il quale auspichiamo una riconversione. Inoltre le Acli chiedono con forza di rivedere il progetto di acquisto degli F-35; per questo hanno aderito con convinzione al comitato nazionale.
Le Acli bresciane vogliono levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi in Siria e in tutti i territori colpiti dal cancro della guerra, del terrorismo e dei fondamentalismi ideologici religiosi. L’atteggiamento della nonviolenza è la strada maestra che abbiamo, anche se molto lunga. La pace giusta, non la guerra giusta, rimane un ideale a cui nessuno ha diritto di rinunciare.