La “costruzione di nuove prigioni” non è “la soluzione più idonea e auspicabile" per rivolvere la questione delll'attuale sovraffollamento carcerario. Occorre invece “una riforma sostanziale del Codice penale”, che promuova “una drastica riduzione delle fattispecie di reato e delle pene e il ricorso al carcere come extrema ratio”.
E’ quanto si legge in un documento presentato mercoledì 13 luglio, a Roma, presso la sala stampa delle Camere Penali, promosso da una lunga serie di organizzazioni: A buon diritto, Antigone, Arci, Beati Costruttori di Pace, Cgil – Funzione Pubblica, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Forum droghe, Associazione nazionale Giuristi Democratici, Magistratura Democratica, Ristretti Orizzonti, Unione Camere Penali Italiane. Alla stesura del documento hanno contribuito le Acli provinciali di Padova. Le Acli nazionali hanno concesso la loro adesione.
Secondo i firmatari dell’appello “sfollacarceri”, “la previsione di pene alternative e misure extrapenali e la riduzione dei minimi e dei massimi edittali, a partire dall’abolizione dell’ergastolo, possono rappresentare soluzioni ben migliori se affiancate alla disponibilità a rivedere normative altamente criminogene, quali quelle che penalizzano i recidivi nell’accesso ai benefici penitenziari, quelle che prevedono il carcere per i tossicodipendenti e quelle che criminalizzano l’immigrazione clandestina”.
Il documento pone una serie di questioni urgenti e concrete. I promotori chiedono, tra le altre cose, di porre “limiti all’utilizzo della custodia cautelare in carcere”; la modifica della legge Fini-Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti; nuove “disposizioni relative agli immigrati condannati”; una “maggiore e più rapida applicazione delle misure alternative al carcere”. E ancora: l’introduzione di “entrate scaglionate” in carcere “in relazione alla capienza”; la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Più in generale, la tutela dei diritti dei carcerati e l’istituzione della figura del “Garante dei diritti delle persone private della libertà personale”.