Noi crediamo (davvero) nella partecipazione popolare

Venerdì 21 novembre 2014
Le Acli in merito alle nuove dichiarazioni della Lega Nord sui Consigli di Quartiere
 
Siamo stupiti dalle parole dei rappresentanti cittadini della Lega Nord Nicola Gallizioli e Massimo Tacconi, che interpretano le candidature per il Consigli di Quartieri in maniera ideologica e strumentale.  Innanzitutto sottolineiamo nuovamente l’incoerenza tra la dichiarazione di alcune settimane fa delle Lega Nord (“Il nostro movimento crede nella partecipazione attiva e la vuole salvaguardare”) e un atteggiamento di totale bocciatura verso questo strumento di reale partecipazione.
 
Non voler permettere ai sedicenni di votare, voler negare il voto agli stranieri residenti da più di cinque anni, bollare la lista unica di autocandidature come “strumento tipico dei paesi dittatoriali”, negare che più di 500 candidati non siano una ricchezza per la città, far credere che i giovani candidati siano pochissimi contando solo i sedicenni ed i diciottenni (i ventiduenni candidati invece moltissimi per esempio), rappresentano elementi che contrastano con una sincera volontà di costruire partecipazione; significa affermare consapevolmente il falso per ingannare i cittadini. Ricordiamo alla Lega Nord che oggi la partecipazione non è da salvaguardare ma da ricostruire, perché giunta a un livello bassissimo, grazie anche ad una presenza monopolizzatrice dei partiti anche ai livelli più bassi come le circoscrizioni. Eleggere anche i nuovi Consigli di Quartiere su più liste, cioè su liste di partito magari mascherate da liste civiche, avrebbe significato ancora una volta uccidere sul nascere una possibile ripresa della partecipazione. Forse è proprio la lista unica che ha sprigionato un numero insperato di candidature disponibili a mettersi in gioco per la propria città.
 
Alle elezioni per i Consigli di quartiere si sono candidati ben 500 cittadini, a cui vanno aggiunti altre migliaia di persone che hanno sottoscritto le candidature e partecipato alle assemblee nei quartieri.  Un risultato concreto e non ideologico per riattivare la partecipazione. Molte di queste persone si sono anche preparate per questo impegno verso il proprio quartiere: la zona città delle Acli nei mesi scorsi ha organizzato un corso di formazione rivolto a chi voleva candidarsi al quale hanno partecipato circa 40 persone. La partecipazione non si fa con i grandi numeri, ma favorendo reali processi di coinvolgimento e condivisione dei processi decisionali e del farsi carico della propria comunità. Se anche alle elezioni per i quartieri non parteciperà una buona parte della popolazione, questo non rappresenterà un freno al processo virtuoso attivato, che deve rappresentare un punto di partenza e non di arrivo.
 
Dopo esserci indignati per le affermazioni di alcune settimane fa della Lega Nord che aveva definito le Acli come partecipanti “ad elezioni simili a delle primarie per organizzare il consenso politico”, ora leggiamo dai giornali l’accusa che le Acli – insieme alla Caritas – hanno spinto molte candidature, soprattutto quelle degli stranieri. Non vale neppure la pena commentare l’assurdità di quest’accusa. Soprattutto per il fatto che essa esprime molto bene l’idea di partecipazione politica che ci sembra avere la Lega Nord, che vede nei partiti politici l’unico strumento per poter partecipare alla vita pubblica della propria comunità. Si ricordino gli esponenti del partito Lega Nord, che se anche le realtà della società civile avessero promosso la partecipazione tra i cittadini, avrebbero soltanto fatto il loro mestiere. Compito che – tra l’altro – anche la Costituzione assegna loro.
 
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