Non basta il buon governo in Loggia

Martedì 26 marzo 2013

Da "Il Giornale di Brescia" di martedì 26 marzo 2013

CRISTIANI E CITTA'
«Non basta il buon governo in Loggia»
Quale Brescia? A confronto con le ferite dei pilastri economico, educativo, istituzionale

A Brescia ci siamo accorti di cosa è successo negli ultimi mesi? La domanda mascherava la delusione di una conclusione negativa. Invece, forse, qualcosa si muove. Fuori dagli schemi consumati, con un più di coraggio. «Noi non potremo pensare di governare problemi globali in ambiti locali solo grazie al più o meno buon governo che sta in Loggia» si scandiva - ieri sera, al Centro pastorale Paolo VI - nelle conclusioni di Roberto Rossini, coordinatore dei laboratori che da mesi vanno dibattendo «I cristiani e la città: laboratorio per una parola cristiana sulla Brescia di oggi e di domani». Frastornati dalle giornate scandite da Papa Benedetto che lascia il soglio di Pietro, le elezioni politiche che sovvertono il modo di stare in Parlamento, il Conclave che smentisce le previsioni esperte ed elegge Papa Francesco, il Quirinale che non si arrende all’ingovernabilità, si pensava di muoversi in solitaria confidandosi: o la Loggia è un tassello di un mosaico più ampio, oppure non va da nessuna parte. Invece... «Essere fedeli all’ente pubblico è doveroso ma non basta: il mondo cattolico ha, nella sua elaborazione, un pensiero moderno, legato al policentrismo fondato sulle numerose e ancora vivaci istituzioni che rappresentano anch’esse l’anima di questa città: le associazioni sociali e imprenditoriali, i sindacati, le fondazioni... i soggetti da "raccogliere" e integrare attraverso un pensiero che si fonda su una responsabilità sociale e politica condivisa, portata in molti, coprogettata. È dunque un modello di buon governo che possiamo sperimentare attraverso i soggetti che si vogliono giocare. Tante volte Brescia, soprattutto in politica, si è sentita laboratorio: è ora il momento di giocare quest’ambizione anche nei quattro ambiti indicati con i tanti soggetti che ci sono» recita un ulteriore passo. Può essere la voglia di veder condivisa una preoccupazione profonda ed un’indicazione avventurosa, però le sintesi, documentate e preziose, riprese in pillole a parte, dei laboratori di settore - Andrea Re per l’ambiente, Massimo Pesenti per la cultura, Enzo Torri per lo welfare, Davide Guarneri per famiglia e scuola - aggiungono elementi alle conclusioni. Nell’insieme si srotola lo scenario, innovativo e rassicurante per chi lo propone ma estraneo agli altri, dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, al contempo la volontà di sintonizzarsi sulla necessità di andare oltre lo stagno del «condivisibile ma insufficiente» che trapela dall’azione del Presidente Napolitano. La questione della Loggia, se resta in Loggia, non appassionerà più di tanto e favorirà ulteriori sconquassi. Se trascina in campo aperto non le ambizioni esose di spezzoni di società, ma la responsabilità di Brescia città, allora la posta cambia. Nella relazione finale c’è coraggio: si citano nomi che hanno fatto la storia di Brescia, per dire che non basta dottamente citarli per ereditarne il ruolo; si parla dei ritardi della cultura e delle università; si lamenta la perdita di una nostra banca di riferimento, del trapasso da Asm ad A2A, di una Millemiglia che può diventare altro; si rilegge ciò che è stata la Chiesa bresciana ma anche la fabbrica. Non con la disperazione del presente oscuro, con la fiducia che nello ieri c’è un possibile domani. Il tutto impreziosito dalla testimonianza di vita alla Pace di padre Giulio Cittadini e dalle integrazioni socio-economiche di Giancarlo Provasi. Stiamo coi piedi per terra. Così camminiamo.
Adalberto Migliorati

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Tre snodi: ambiente, cultura, famiglia
Laboratori di idee per offrire proposte concrete e sostenibili

«Nell’educazione ogni aspetto ha correlazione con l’altro. E l’educazione ha a che fare strettamente con gli altri temi sviluppati nel percorso "I cristiani e la città", poiché la fraternità cresce in un percorso educativo, così come la sostenibilità richiede nelle persone un cambiamento di mentalità e cultura» si legge in avvio di «Brescia città educativa: famiglia, giovani, istruzione». Prosegue: «Di certo, l’avere individuato nell’educazione un nesso tra settori dice anche del rischio di frammentazione e spesso insignificanza quando il tema è suddiviso fra molti assessorati e deleghe (famiglia, istruzione, minori, giovani, università ...). Il tema dell’educazione richiede una visione d’insieme: non si può parlare di scuola senza considerare il tessuto sociale nel quale la scuola opera. È necessario evidenziare il continuo mutamento dei bisogni educativi, differenziando le categorie nell’analisi, ma il tema della città educativa è il tema della crescita in generale. E sono a tema i soggetti che promuovono l’educazione, la famiglia in primis».
Saperi - Nella sintesi del laboratorio dedicato a cultura, università, saperi si afferma: «La cultura è una cosa viva. O non è cultura! E in quanto tale non è statica, ma va costruita. Il territorio di Brescia rivela una straordinaria varietà di offerta culturale ed una molteplicità di iniziative; il che sta a testimoniare la vitalità del territorio e dà conto di come l’operosità sia tratto caratteristico e distintivo dei bresciani, che costruiscono cultura, eventi, occasioni di valorizzazione del patrimonio d’arte e del paesaggio, iniziative di approfondimento delle proprie radici storiche, linguistiche, artistiche. La città di Brescia deve essere considerata sempre di più come un territorio unico ma articolato, che dovrà costruire e comunicare organicamente una "identità", ovvero la propria offerta di ambiente, arte, gusto, memoria, tradizione. Per mettere in atto politiche di governance: lavorare sul concetto di "organismo territoriale", attraverso la tessitura di "reti" sempre più fitte, di circoli virtuosi di collaborazione (per esempio, nel sistema teatrale e museale); puntare sulla formazione di nuove professionalità; intensificare la concertazione tra Enti pubblici e privati per la stesura di progetti concreti: il rapporto con i privati va impostato nel senso di una ricerca di collaborazione strutturata, avviando una partnership strategica che non li veda solo come finanziatori economici esterni, come semplici sponsor della progettazione culturale, ma come soggetti direttamente coinvolti in azioni di economia e gestione della cultura.
Territorio - «Le esperienze maturate negli ultimi anni riconducibili sotto il concetto di "ambientalismo civico" tracciano una pista interessante: un ambientalismo che non si basa più sul concetto di conservazione di ambienti particolari, ma si orienta al miglioramento dell’ambiente di vita quotidiano. In quest’ottica è fondamentale la partecipazione diffusa della cittadinanza: da un lato è necessario superare le istanze individualiste per reclamare certamente il riconoscimento dei diritti, ma nella piena consapevolezza dei propri doveri; dall’altro è essenziale entrare nella consapevolezza che come cittadini abbiamo fra le mani il potere di governare attraverso le nostre scelte le questioni sociali e ambientali, anche attraverso la semplice opzione per un prodotto o un servizio».
 

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Welfare e integrazione a misura di una città fraterna
La lezione del Buon Samaritano a confronto con la persistente crisi economica e sociale

«Come nella parabola del Buon Samaritano, vanno usate al meglio le risorse disponibili in quanto il welfare del futuro richiede la valorizzazione dei talenti di tutti: l’obiettivo è garantire una idonea quantità, qualità, diffusione, sostenibilità ed equità dei servizi di welfare a garanzia della persona e delle aggregazioni sociali a partire dalla famiglia» premette la relazione sullo welfare.
Si legge, tra l’altro: «Va perseguita la strada della coprogettazione e codecisione con la pubblica amministrazione: cosa la pubblica amministrazione deve continuare a fare (tutelare i bisogni fondamentali dei cittadini facendosene carico) e cosa, sotto il suo coordinamento e nella garanzia della loro efficacia, possono fare soggetti terzi (privati, mondo della cooperazione, terzo settore)... I servizi sociali sono nati negli anni Settanta dal basso, dalle comunità. Solo successivamente lo Stato li ha fatti propri codificandoli, ma anche snaturandoli, tanto che oggi non hanno più spazio per l’innovazione, troppo concentrati a rispondere agli standard sempre più alti chiesti dal- lo Stato. Occorre progettare qualcosa di nuovo, ancora a partire dal basso, a parti- re dalle risorse del territorio». «Lo si può fare coinvolgendo tutti i soggetti attivi del welfare creando una rete di collaborazione, lasciando anche all’iniziativa dei soggetti privati di mettere in campo la loro originalità, la loro professionalità, la loro progettualità. Un welfare partecipato e integrato dove le istituzioni non si sottraggono alla responsabilità e ai doveri, ma garantiscano un sistema a cui tutti possano accedere sulla base dell'accertato bisogno della persona e a sostegno dei compiti di cura della famiglia». Immigrazione - «L’integrazione va messa come priorità nel programma amministrativo, quale investimento sul futuro socio-culturale della città assumendo come primo riferimento la famiglia, le seconde generazioni e la questione femminile, in particolare con riguardo alla promozione e partecipazione alla vita sociale loro e dei bambini. Si dovranno prevedere spazi reali di partecipazione e in attesa di forme migliori si costituisca una consulta promiscua. Bisogna favorire il conferimento della cittadinanza ai giovani nati e cresciuti in Italia, al compimento del 18 ° anno di età. Solidarietà, assistenza, lavoro nero, sicurezza abbiano un approccio sgombro da posizioni ideologiche o preconcette: nulla venga nascosto, tutto risulti nella reale verità». «I cristiani, e non solo, possono trovare nella lettera del Vescovo «Stranieri, Ospiti, Cittadini» chiare indicazioni per operare scelte rispettose della dignità umana».

 

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