Un buon lavoro per una buona democrazia

Giovedì 23 aprile 2015

La mancanza di lavoro ruba la dignità, bisogna lottare per difenderla. Il lavoro “nero” è “schiavitù”, sfruttamento delle persone, questo non è umano, non è cristiano. Tra i giovani da 25 anni in giù più del 40 per cento non ha lavoro. Ma questo è grave. Cosa fa un giovane senza lavoro? Che futuro ha? Che strada di vita sceglie? E questa è una responsabilità non solo della città, non solo del Paese, ma del mondo, perché c'è un sistema economico che scarta la gente, e adesso tocca ai giovani essere scartati, essere senza lavoro e questo è grave”.
Il problema più grave è non avere la possibilità di portare il pane a casa, di guadagnarlo. E quando non si guadagna il pane manca la dignità. Dobbiamo lottare per questo, difendere la nostra dignità. Non dobbiamo rimanere passivi.

(dal discorso di Papa Francesco a Scampia il 21 marzo 2015)
 
 
Dedichiamo la festa dei lavoratori di quest’anno a quanti non hanno ancora lavoro, futuro e dignità, a coloro cui è stata rubata, a quanti sono scartati ed a quanti non rimangono passivi ma lottano, s'impegnano e difendono la dignità dei lavoratori
 
 
Le parole del Papa sono forti, ci interrogano e le avvertiamo profondamente vere. Ci richiamano alle nostre responsabilità, a non rimanere passivi, ciascuno nel proprio ambito, nelle proprie incombenze e nel proprio quotidiano. Ma non possiamo limitarci ad ascoltare le denunce del Papa ed a condividerle. Dobbiamo agire. Tocca a noi continuare a coniugare nei nostri circoli e nelle comunità, l’orizzonte del cielo, sempre molto concreto, disegnato da Papa Francesco col realismo della Terra.
 
Rispetto ad un anno fa siamo in presenza dell’ennesima riforma del mercato del lavoro. Un provvedimento che, tra luci ed ombre, condividiamo per alcuni aspetti (il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti come forma di ingresso nel mondo del lavoro, il giro di vite sulle “false partite Iva”, il contratto di apprendistato con una forte componente formativa, l’estensione della maternità e del congedo parentale) e che crediamo vada migliorato per altri (l'assenza di un'organica riforma del sistema di politiche attive per il lavoro e dei servizi per l’impiego, l’affievolimento di alcune tutele senza adeguate misure di sostegno al reddito). Anche se noi avremmo diversamente pensato e scritto questa riforma – ad esempio affiancando alla parte normativa e contrattuale un intervento sul costo del sistema Paese – questa è ormai un dato di fatto dal quale partire.
 
Le Acli s'impegneranno a informare, a portare a conoscenza e a spiegare i contenuti della riforma; anche ad evidenziare che il Jobs Act, da solo, non basta, che è un punto di partenza. Sentiamo che tocca anche a noi il compito e l’impegno di contribuire a tracciare il percorso, a cominciare dal sollecitare il Governo a completare la riforma, in parti fondamentali ancora inattuata sul piano normativo: il termine per realizzare la delega si sta avvicinando e ancora molto resta da fare. Chiediamo, quindi, al Governo di perfezionare, al più presto, il lavoro intrapreso.
 
Una riforma non basta a curare un mercato del lavoro la cui salute deriva anche dal buon funzionamento di altri ambiti, tra cui la pubblica amministrazione, la scuola e la ricerca, la gestione delle banche e del credito, perfino l'educazione agli stili di vita. Il buon lavoro rimane – per noi – primo luogo dove misurare la qualità di una buona democrazia. Già lo intuivano i Padri costituenti: oggi tocca a noi ribadirlo per collocare qualunque riforma del lavoro in un progetto più grande.
X

Cosa stai cercando?