“E' una battaglia di civiltà prevenire e combattere la violenza contro le donne“, afferma Agnese Ranghelli responsabile nazionale delle donne Acli in una nota per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra lunedì 25 novembre.
“La violenza alle donne - vi si legge - solo da pochi anni è diventato un tema di dibattito pubblico, sono ancora carenti le politiche in contrasto alla violenza alle donne, ricerche, progetti di sensibilizzazione e di formazione. Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali”.
Le cifre sono drammatiche. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. Ed i rischi maggiori provengono dall'ambito delle persone conosciute.
In Italia (fonte Istat) si stima che 6.743.000 donne tra i 16 e i 70 anni sono state vittime di abusi fisici o sessuali e circa un milione ha subito stupri o tentati stupri. Il 14,3 per cento delle donne italiane è stata vittima di violenza da parte del partner, ma solo il sette per cento lo ha denunciato e spesso anche la denuncia non ferma la violenza .
Il 34% di donne che ha subito violenza da parte del proprio compagno, non ne parla, senza contare le violenze più sottili ma altrettanto devastanti di tipo psicologico.
Il femminicidio in questo 2013 procede al ritmo di una donna uccisa ogni due giorni e mezzo e disegna un quadro inquietante della violenza sulle donne nel nostro Paese.
“Rieduchiamoci - indicano le donne Acli - al rispetto, al reciproco rispetto fra uomini e donne, alla ricchezza interiore: accettando la donna come essere che ha pari dignità, e non come una persona da sfruttare. Dalla presenza delle donne la società trae benefici in tutti i settori: familiare, sociale, lavorativo, economico, politico, religioso. Le donne e gli uomini del terzo millennio sono chiamati ad esserne consapevoli”.